Confapi: «Sparita la tracciabilità dei rifiuti»

Confapi: «Sparita la tracciabilità dei rifiuti»
LA NOVITÁPADOVA Gli imprenditoria padovani dicono addio, senza rimpianti, al Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti. Per ammissione dello stesso ministro...

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LA NOVITÁ
PADOVA Gli imprenditoria padovani dicono addio, senza rimpianti, al Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti. Per ammissione dello stesso ministro all'Ambiente Costa il sistema in questione ha comportato una spesa di 141 milioni di euro di euro all'anno ma, come evidenza Fabbrica Padova, la somma sarebbe enormemente più alta considerando i costi indiretti sostenuti dalle aziende in questi anni, tra cui quelli per la formazione dei propri dipendenti. E in alcuni settori si arriva anche a 20 mila euro ad azienda.

«Ora serve un sistema di tracciabilità che non comporti costi per le imprese. Ma chi ci ridarà i soldi buttati?» si augura presidente di Confapi Padova Carlo Valerio. A decorrere dall' 1 gennaio è stato soppresso il Sistri, cancellando di fatto anche i relativi contributi. Finisce così, secondo gli imprenditori padovani, un sistema che, sin dalla sua introduzione nel 2009, si è contraddistinto per essere farraginoso, inutile e costoso, tanto da venire reiteratamente rinviato da una lunga serie di proroghe. L'addio al Sistri è anche una vittoria di Confapi, che assieme alle altre associazioni di categoria, si è impegnata strenuamente nelle sedi Istituzionali per segnalarne l'inadeguatezza.
Ma quante erano le aziende interessate dal Sistri? Inizialmente il sistema riguardava una platea di circa 360 mila imprese in Italia, tra cui 40 mila venete. Dopo le successive restrizioni, con le esenzioni per negozi, laboratori, botteghe e piccole aziende con meno di dieci dipendenti, il totale si è ridotto a circa 40 mila imprese in Italia, 5 mila in Veneto e 1.100 nel padovano.
Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, ha fatto un po' di conti: dal 2010 al 2014 sono stati fatturati 290 milioni, di cui quasi 90 pagati effettivamente. Dal 2015 al 2018 sono stati fatturati 66 milioni, pagati 51. Attualmente era in corso un affidamento da 260 milioni in 5 anni, che viene quindi sospeso. Se la somma è questa, dividendo i 141 milioni per ciascuna delle 40 mila aziende coinvolte, si arriva a una media di 3.525 euro versata da ognuna.

«Ma - commenta Carlo Valerio - in realtà i costi sono molto più alti, perché il ministro non considera quelli indiretti. Per alcuni anelli della filiera, in particolare per le imprese di trasportatori in conto terzi conclude - le spese sono lievitate fino a 20 mila euro ad azienda tra iscrizione, acquisto delle chiavette Usb e delle black box».
A.R.
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Il Gazzettino