CONEGLIANONe ha, di cose da raccontare, l'antico cimitero ebraico di Conegliano. E da venerdì 1 novembre, lo farà grazie a una mostra fotografica allestita all'Oratorio dell'Assunta, in Piazza Cima...
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Ne ha, di cose da raccontare, l'antico cimitero ebraico di Conegliano. E da venerdì 1 novembre, lo farà grazie a una mostra fotografica allestita all'Oratorio dell'Assunta, in Piazza Cima intitolata Le memorie scolpite. L'antico cimitero ebraico racconta. Domani sera alle 18, in sala consiliare, la presentazione dell'evento, risultato di un'operazione di ampio respiro volta alla valorizzazione del cimitero ebraico progettata e gestita dal Centro coneglianese di storia e archeologia, presieduto da Silvano Armellin, che da anni opera per la tutela di questo luogo speciale della memori. L'iniziativa ha coinvolto i fotografi dell'associazione Inquadra di Conegliano e ArcheoSusegana Photogroup, che hanno portato a termine una vera e propria catalogazione fotografica di tutte le lapidi presenti nel cimitero, oltre 130 tra intere e frammentarie.
L'ESPOSIZIONE
La mostra è dunque il risultato di una selezione di foto, espressione e interpretazione personale delle suggestioni che ancora oggi questo sito monumentale trasmette. Una piccola sezione è dedicata anche alle attività di recupero di alcune lapidi, autorizzate dalla Soprintendenza, avvenute qualche mese fa in una particolare sessione di lavoro sul campo. A eseguirle, gli studenti della scuola di formazione professionale Centro Edilizia Treviso, coordinati da Antonio Costantini, figura nota nel settore del restauro lapideo. Fanno parte della mostra anche due pietre sepolcrali tradotte dall'ebraico antico all'italiano dalla dottoressa Lidia Busetti, frutto di un lungo lavoro iniziato con una tesi di laurea che presto confluirà in una monografia con la traduzione di tutti i testi sepolcrali finora rinvenuti. In concomitanza alla mostra, che sarà aperta al pubblico 1-2-3 novembre e 8-9-10 novembre dalle 10 alle 12.30 e dalle 14 alle 19, nei giorni di domenica 3 e domenica 10 novembre sono previste delle visite guidate al cimitero ebraico. L'appuntamento è di fronte al cancello di viale Gorizia.
LE STORIE
Il percorso ha inizio risalendo il versante del colle Cabalan, dal quale un tempo si apriva la visuale verso il vicino quartiere ebraico di via Caronelli, con la sua sinagoga settecentesca, che spiccava tra gli edifici grazie alla lanterna ottagonale che sormontava il tetto. L'edificio, abbattuto nel 1960, aveva splendidi arredi trasferiti a Gerusalemme e che sono ora il vanto del Tempio Italiano, dove si possono ancora ammirare in tutto il loro splendore, dando l'idea dell'impatto che dovevano avere un tempo nella nostra comunità. Del quartiere facevano parte le abitazioni di quattordici famiglie ebree con i loro negozi, una scuola talmudica e la scuola di viticoltura e di enologia, quest'ultima situata all'inizio di via Caronelli, venendo dal centro. A circa metà del sentiero che porta al cimitero si trova la lapide di Caliman Fuchs, la prima ad accogliere i visitatori, crollata dalla sua collocazione originaria in alto, dove si trova il basamento. Appartiene a un soldato dell'impero asburgico, trasferitosi a Conegliano forse dopo avere combattuto in Italia. Il suo epitaffio, in italiano, ricorda la sua dipartita nel 1882 e lo ricorda come padre e marito amoroso. Una volta terminati gli scalini, si accede dal fianco dell'area sacra al centro di quella che un tempo doveva essere una radura soleggiata, dove si può ancora scorgere il perimetro della piccola cella mortuaria. Sopra si estende la zona più antica del cimitero con le sue lapidi databili a partire dalla metà del XVI secolo. Nella parte sottostante si trovano invece le sepolture più recenti che arrivano fino agli Anni '80 dell'Ottocento, quando poi viene inaugurato l'attuale Cimitero di San Giuseppe, nel quale una sezione separata è destinata proprio alla comunità ebraica dove, tra gli altri, sono sepolti Giacomo Fanno e Adolfo Vital, personalità di spicco nella storia coneglianese. Le lapidi raccontano la storia di una comunità piccola ma secolare, che ha accolto per un certo periodo anche gli ebrei di Vittorio Veneto, che non avevano ancora un luogo di sepoltura. Queste tombe, radunate lateralmente, si distinguono anche per l'orientamento verso la loro sinagoga nel Cenedese, rispetto agli abitanti coneglianesi.
GLI STEMMI
Le pietre usate per le lapidi sono in calcare o arenaria, particolarmente adatte per gli stemmi che spesso vi sono scolpiti, simbolo delle famiglie a cui facevano riferimento. Fra i più interessanti lo scoiattolo dei Conejan, famiglia a cui appartiene Emanuele Conegliano, meglio noto come Lorenzo da Ponte, nato nel ghetto di Ceneda e diventato famoso come librettista di Mozart; il gallo con la luna e le stelle dei Luzzato e la torre con i due leoni rampanti dei Grassini, influente famiglia locale che ha fra i suoi esponenti più autorevoli Marco, eletto primo sindaco di Conegliano dopo l'Unità d'Italia dal 1870 al 1877, promotore durante la sua attività politica del rinnovamento dell'Ospedale cittadino e della Scuola Enologica. Per garantire a questo luogo speciale la tutela che merita, il Centro Coneglianese di Storia e Archeologia sta svolgendo i rilievi topografici dell'area cimiteriale, in modo che rimangano punto fermo per gli studi successivi e per eventuali futuri lavori di restauro.
Lina Paronetto
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Il Gazzettino