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«Condivido le preoccupazioni che arrivano dal sindaco di Oderzo in merito alla carta d'identità per i richiedenti asilo. Le stesse cose che ho detto io, adesso, dopo un po', le dice lei. Proprio per questo sarebbe meglio che i primi cittadini della Lega non disertassero gli incontri in Prefettura. Se facessimo sentire tutti assieme la nostra voce, magari si otterrebbe qualcosa. Altrimenti si urla e basta». Miriam Giuriati, sindaco di Casier, il comune che ospita l'ex caserma Serena, il centro di accoglienza più grande della Marca, arrivato a ospitare 700 migranti, commenta così le barricate alzate da Maria Scardellato, sindaco di Oderzo, per non rilasciare i documenti ai migranti sistemati nell'ex caserma Zanusso. Giuriati conosce bene il problema. Fino a oggi, però, nessun profugo ha chiesto la carta d'identità al suo municipio. Quelli dell'ex Serena, infatti, si rivolgono a Treviso. A settembre, tra l'altro, piazza dei Signori è stata teatro di due proteste di altrettanti gruppi di immigrati arrivati sotto alle finestre della Prefettura per chiedere il rilascio dei documenti. Da parte sua Ca' Sugana ha già iniziato a consegnare le carte d'identità. Ma Casier no. «Al massimo potrebbero richiedercela i 19 profughi ospitati in via Al Bigonzo spiega il sindaco ma fino ad oggi non ho sentito nessuno». Nel caso, cosa farebbe? «Se lo prevede la legge, non si può rifiutare - precisa -. Dopo tre mesi di permanenza, la carta d'identità consente ai richiedenti asilo di cercare un lavoro. Si tratta di una cosa temporanea in attesa dell'esito della richiesta di protezione internazionale».

Ma non manca il timore che i migranti finiscano poi a chiedere aiuti ai servizi sociali del municipio. «Sanno tutti, a cominciare dallo Stato, che non è possibile - conclude Giuriati - che non si riuscirebbe a far fronte ad altre richieste». Il vero dubbio riguarda i minori. Per loro il discorso potrebbe essere diverso.
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Il Gazzettino