Quando tra poche ore la drammatica roulette greca del referendum avrà dato il suo esito, il posizionamento della pallina sul sì piuttosto che sul no avrà un peso determinante...
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Ma questa boccata di ossigeno non eviterà comunque al governo del Pireo di dover ingoiare misure drastiche per evitare un default dagli esiti imprevedibili. Se prevarranno i sì, il governo tecnico o di unità nazionale destinato a succedere a Tsipras potrà però sedersi al tavolo delle trattative in un clima generale più favorevole. Mentre il successo del fronte del no, rafforzando l'attuale esecutivo e spingendolo su posizioni ancora più radicali, potrebbe irrigidire gli interlocutori internazionali facendo precipitare la situazione. Nel menù del prossimo negoziato, il dossier più combattuto riguarda le pensioni. Il fronte dei creditori è ormai riuscito ad imporre ad Atene una riforma che porta a 67 anni oppure a 62 (ma con 40 anni di anzianità) il limite minimo per andare a riposo. Tuttavia non c'è intesa sui tempi di attuazione perchè Tsipras si oppone alla data del 2022 e pretende tre anni in più, arrivando fino al 2025. Accordo totale invece sui prepensionamenti: taglio del 10% del trattamento corrisposto oggi. Forte invece la distanza sull'Ekas, l'indennità integrativa per le pensioni minime. Il governo greco ha preso l'impegno a cancellarle, ma punta a mantenere una riserva per i redditi più bassi. Posizioni più vicine sul dossier Iva. La Troika ha già in tasca l'aumento dell'aliquota sui consumi che salirà dal 13 al 23% su ristoranti e catering.
La distanza resta notevole sulla pretesa abolizione degli sconti sulle isole, protette da un regime fiscale agevolato che serve ad alleviare le difficoltà di approvvigionamento degli imprenditori locali. Sempre in tema fiscale, i creditori hanno chiesto di ammorbidire il piano governativo che prevede l'aumento delle tasse sulle imprese dal 26 al 29% a partire dal 2016 suggerendo di archiviare l'ipotesi di un prelievo speciale una tantum del 12% previsto per il 2015 per le società che hanno utili superiori ai 500mila euro. In campo militare, settore tradizionalmente forte in Grecia, la Troika ha già ottenuto l'impegno di massima del governo, che però deve fronteggiare l'opposizione interna dei partiti nazionalisti, per un raddoppio dei tagli alla Difesa da 200 a 400 milioni.
Tra i punti qualificanti chiesti dalla comunità internazionale ad Atene c'è la realizzazione di una riforma del mercato del lavoro in grado di garantire la creazione di nuova occupazione scardinando gli attuali meccanismi dei licenziamenti collettivi e della contrattazione collettiva.
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Il Gazzettino