Colletta per la Guggenheim «Abbiamo bisogno di aiuto»

Colletta per la Guggenheim «Abbiamo bisogno di aiuto»
LA RICHIESTAL'accorato appello alla raccolta fondi Insieme per la PGC, firmato dalla direttrice Karole Vail assieme all'intero staff della Peggy Guggenheim Collection, non lascia...

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LA RICHIESTA
L'accorato appello alla raccolta fondi Insieme per la PGC, firmato dalla direttrice Karole Vail assieme all'intero staff della Peggy Guggenheim Collection, non lascia dubbi: la forzata chiusura imposta dal lockdown ha lasciato tracce indelebili anche nei più celebri poli museali. Inclusa la realtà veneziana di Palazzo Venier dei Leoni, fondata dalla collezionista e mecenate statunitense Peggy Guggenheim (della quale la Vail oltretutto è nipote) che espone capolavori assoluti della modernità: da Picasso a Magritte, Pollock, Duchamp, Dalí, senza trascurare maestri italiani come Boccioni o Giacometti. Da aggiungere, la qualità delle mostre temporanee allestite, l'ultima delle quali, Migrating Objects, attualmente è chiusa.

Rivolgendosi alla sensibilità dei singoli, la Vail e lo staff confermano anche dal sito: guggenheim-venice.it, dove si può contribuire alla donazione, la dura situazione dopo ben 86 giorni di chiusura (la riapertura il 2 giugno): «La PGC (Peggy Guggenheim Collection) modo familiare di chiamare un luogo speciale, ora dopo la chiusura forzata ha bisogno del tuo aiuto, per ripartire e scrivere insieme una nuova pagina della sua storia».
L'IMPEGNO
Quantificato l'ammanco dichiarato, oltre 2 milioni di euro. La PGC non riceve fondi statali, e si configura come sede italiana della Solomon R. Guggenheim Foundation, fondazione no profit. Il finanziamento principale, tramite ricavi dei biglietti e introiti da cataloghi, volumi e oggettistica dei due Museum Shop (uno ad accesso indipendente). «Il Covid-19 ha modificato le nostre vite - prosegue l'appello - e ha cambiato anche la PGC perché l'emergenza sanitaria e le difficoltà economiche non solo hanno interrotto l'attività quotidiana, ma ci hanno obbligato a rivedere la programmazione dei mesi a venire; la lenta ripartenza con il museo aperto ora soltanto il venerdì, il sabato e la domenica, supportata con entusiasmo dal lavoro di tutto lo staff impegnato a fare i guardiasala, per risparmiare sul servizio, ci ha costretti a rivedere il nostro futuro, a cancellare attività già programmate e a contenere le spese che non riguardano la sopravvivenza». Parole forti formulate però a testa alta: «Tuttavia, noi vogliamo vivere, non sopravvivere, e vivere significa portare avanti la nostra missione, conservare e preservare l'eredità di Peggy Guggenheim». Auspicando un ritorno alla normalità: «Consideriamo l'arte un bene primario - concludono la direttrice e lo staff - e in quanto tale riteniamo debba essere accessibile a tutti, per te e per le generazioni future desideriamo quindi poter aprire il museo 6 giorni la settimana, continuare a garantire i progetti educativi, totalmente gratuiti, la programmazione delle mostre temporanee, la pubblicazione dei cataloghi. In altre parole, la vita del museo».

Riccardo Petito
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino