Codello, direttore alla Cini

Codello, direttore alla Cini
LA RICERCAE' uscito il volume di Renata Codello, già Soprintendente ai Beni Paesaggistici e Architettonici di Venezia, Venezia. la Grande Accademia. Architettura e restauro....

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LA RICERCA
E' uscito il volume di Renata Codello, già Soprintendente ai Beni Paesaggistici e Architettonici di Venezia, Venezia. la Grande Accademia. Architettura e restauro. Edito da Electa, si compone di 360 pagine ed è riccamente illustrato da ben 650 fotografie a colori di Alessandra Chemollo e di Fulvio Orsenigo. Con i contributi di Francesco Dal Co e Paola Modesti ricostruisce la storia delle Gallerie dell'Accademia, dall'anno della loro fondazione, nel 1807, ad oggi.

Conoscere il passato per progettare il futuro. Soprattutto se le preesistenze si riferiscono al Palladio. Come si possono integrare le due esigenze?
«Questo è un tema cruciale del nostro tempo. Buona parte dei nuovi interventi finanziati dallo Stato riguarda l'architettura esistente, basti pensare ai grandi temi della rigenerazione edilizia e urbana. A mio parere, l'integrazione tra il nuovo e l'esistente è sempre possibile a condizione che l'azione progettuale sia di alta qualità. Una data spartiacque è il 1997 quando, con il trasferimento dell'Accademia di Belle Arti, le Gallerie poterono disporre di tutti gli spazi dell'intero complesso della Carità. L'evento scatenante fu l'incendio de La Fenice nel gennaio del 1996. Fu tangibile il rischio della convivenza tra Scuola Accademia e Museo perché non vi erano le condizioni fisiche per dotare di sistemi antincendio entrambe le attività. Fu l'inizio. La parte centrale del volume è dedicata al progetto di ristrutturazione che ne è conseguito. Gli obiettivi del progetto erano la protezione antincendio, la dotazione di sistemi anti-intrusione e climatizzazione, di servizi al personale e ai visitatori del museo, l'ampliamento degli spazi per le collezioni delle Gallerie. Altrettanto importante era stata la realizzazione della nuova sede della Scuola Accademia presso gli Incurabili alle Zattere: la Scuola, già allora in forte espansione».
Il progetto da lei firmato, insieme a Tobia Scarpa, è compatibile con una tecnologia adeguata agli standard richiesti da una moderna museografia?
«Gli standard vigenti quando è stata conclusa la progettazione (DM 10 maggio 2001) sono stati tutti rispettati. Il collaudo in corso d'opera, eseguito dei tecnici del Ministero, ne ha verificato l'applicazione anche con prove specialistiche, fino alla conclusione dei lavori nel 2013. Dopo la consegna degli spazi al museo, il compito è di eseguire puntualmente la manutenzione».
L'intervento sulle Gallerie ha l'ambizione di porsi come modello?

«Il modello innovativo adottato ha già dato i suoi frutti. È stato rispettato il budget dei finanziamenti stanziati dal Ministero; grazie alla collaborazione delle imprese non ci sono state varianti sostanziali al progetto, né riserve e nessun contenzioso. Francois Pinault e i collaboratori di Tadao Ando hanno fatto più volte visita al cantiere per il progetto di Punta della Dogana; idem per lo staff di Rem Koolhass della fondazione Prada e della Vac Foundation. Numerosi altri architetti e storici sono venuti in cantiere e abbiamo fatto molte visite guidate con gli ordini degli Ingegneri e degli Architetti non solo del Veneto.
Lidia Panzeri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino