Cocaina in comunità in cambio di sesso

Cocaina in comunità in cambio di sesso
L'INCHIESTABELLUNO Cedeva cocaina alle ospiti della comunità terapeutica per la cura di tossicodipendenze Ceis, in cambio di sesso. La vicenda è approdata ieri mattina in...

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L'INCHIESTA
BELLUNO Cedeva cocaina alle ospiti della comunità terapeutica per la cura di tossicodipendenze Ceis, in cambio di sesso. La vicenda è approdata ieri mattina in Tribunale a Belluno, di fronte al gup Elisabetta Scolozzi. L'udienza si è conclusa con un semplice rinvio per il legittimo impedimento del difensore di uno dei due imputati: l'avvocato Lino Roetta di Vicenza, che era impegnato proprio a Vicenza in un'altra udienza preliminare (quella per il procedimento sul dissesto della Banca popolare di Vicenza in cui assiste uno degli imputati, l'ex vicedirettore Bpvi). Ieri quindi, alla presenza di un solo difensore di uno degli imputati (l'avvocato Marco Cason in sostituzione della collega Silvia Dolif) il processo bellunese si è concluso con un semplice rinvio. Inizierà il 23 gennaio prossimo. Ma già qualcosa è trapelato.

Gli imputati sono Enzo Gnoato, 40enne residente a Tezze sul Brenta (Vicenza) e Diego Scapin (49enne di Riese Pio X nel Trevigiano), che all'epoca dei fatti erano ospiti della comunità Fonte Viva a Crede. Al primo si contestano fatti risalenti al 29 marzo 2017: è accusato di aver ceduto sostanze stupefacenti con l'aggravante di aver commesso lo spaccio all'interno di una struttura per la cura e la riabilitazione di persone tossicodipendenti. Secondo quanto ricostruito dalla Procura Gnoato avrebbe ceduto a titolo gratuito una dose di cocaina a una ospite della Comunità terapeutica Ceis di Belluno. Non sarebbe l'unico caso: avrebbe poi ceduto sempre una dose di cocaina a un'altra ospite in cambio di prestazione sessuale. Poi cedeva cocaina anche a altri tre altri ospiti della struttura.
A Scapin invece si contesta il fatto di aver ceduto, all'interno della comunità, spinelli a titolo gratuito agli stessi ospiti: hashish che fumavano tutti insieme. I fatti in questo caso risalgono al 31 marzo 2017.

Le irregolarità emersero nell'ambito dei controlli interni degli operatori del Ceis, che scoprirono il giro di droga. D'altronde erano passati pochi mesi dal primo luglio 2016 quando un giovane di 29 anni di Castelfranco (Tv) venne trovato morto proprio in quella comunità, la Comunità di recupero del Ceis Fonte Viva in località Crede. Si temette l'overdose, ma l'autopsia, alla fine, stabilì che era stato un mix fatale di farmaci a ucciderlo. L'inchiesta per omicidio colposo aperta contro ignoti alla fine venne archiviata.
Olivia Bonetti
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Il Gazzettino