IMMIGRAZIONEPORDENONE La rotta balcanica è inarrestabile e il Friuli Venezia Giulia dimostra tutta la vulnerabilità della sua frontiera aperta verso Est. «Che fine hanno fatto...
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PORDENONE La rotta balcanica è inarrestabile e il Friuli Venezia Giulia dimostra tutta la vulnerabilità della sua frontiera aperta verso Est. «Che fine hanno fatto le annunciate riammissioni con la Slovenia, unico strumento per combattere immigrazione clandestina e i trafficanti di esseri umani al nostro confine?». A chiederselo è l'assessore regionale alla Sicurezza Pierpaolo Roberti alla luce della dei 45 migranti rintracciati ieri mattina ad Aquilinia e in via dell'Istria a Trieste. Sono entrati clandestinamente, sono di nazionalità pakistana, bengalese, indiana, irachena e iraniana.
«In un momento di grande criticità dei contagi, soprattutto nei Balcani - ha affermato Roberti -, non capiamo per quali ragioni la ripresa delle riammissioni annunciata tanto alle istituzioni, quanto alle organizzazioni sindacali, sia rimasta lettera morta. È una situazione insostenibile sulla quale siamo costretti a incalzare nuovamente, stante che l'Amministrazione regionale non ha la potestà di affrontare il tema in prima persona».
Il problema non riguarda soltanto la provincia di Trieste, il Goriziano o il Tarvisiano. La situazione sta mettendo a dura prova anche l'Udinese e sta coinvolgendo anche il Pordenonese, dove la scorsa settimana nella zona del Mobile è stato rintracciato l'ennesimo gruppo di profughi arrivati a bordo degli autoarticolati che partono dalla Romania per consegnare materiale nelle nostre aziende. Nel caso di Prata è stato possibile arrestare il passeur, un romeno sospettato di avere contatti con i trafficanti di esseri umani. Uno dei clandestini ha riferito di aver pagato 12mila euro per raggiungere l'Italia.
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Il Gazzettino