Clan Bolognino, ora parla il pentito

Clan Bolognino, ora parla il pentito
NDRANGHETAMESTRE Un pilastro alla tesi dell'accusa. Anzi meglio, l'uomo dalle cui dichiarazioni è partita l'indagine che ha permesso alla procura antimafia di Venezia di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
NDRANGHETA
MESTRE Un pilastro alla tesi dell'accusa. Anzi meglio, l'uomo dalle cui dichiarazioni è partita l'indagine che ha permesso alla procura antimafia di Venezia di accendere un faro sulle attività illegali del clan Bolognino che nel Veneziano, nel Padovano e nel Trevigiano riciclava i soldi della ndrangheta. Di tutto questo parlerà nelle prossime udienze Giuseppe Giglio, uno degli uomini di fiducia del clan, diventato pentito e collaboratore di giustizia. E da collaboratore di giustizia Giglio si siederà (metaforicamente) sulla sedie dei testimoni dell'aula bunker di Mestre per confermare quanto già detto durante le indagini. In passato Giglio era stato coinvolto nel maxi processo della procura antimafia di Bologna sullo scandalo Aemilia che aveva svelato come la ndrangheta avesse scelto l'Emilia-Romagna come luogo preferito per portare avanti i propri affari e riciclare denaro sporco. Ad annunciare la sua prossima testimonianza è stata ieri il pm Paola Tonini. Giglio - ora in regime di protezione - parlerà in videoconferenza e la sua testimonianza verrà fissata in uno dei prossimi appuntamenti in aula bunker. Per il resto quella di ieri a Mestre è stata un'udienza più tecnica che altro, nella quale carabinieri e finanzieri hanno ricostruito le intercettazioni e i pedinamenti con i quali è stato possibile dare il via all'indagine, che come miccia ha avuto proprio le prime dichiarazioni di Giuseppe Giglio.

A PROCESSO
Imputati, nel filone veneziano, sono il padovano Andrea Biasion, Sergio Bolognino - il boss della ndrangheta, già condannato a Bologna a 19 anni di reclusione - Ferdinando Carraro, Renata Muzzati, Leonardo Nardella e Walter Zangari. Sergio Bolognino è accusato dalla Procura antimafia di essere un esponente di spicco, assieme al fratello Michele, della cosca Grande Aracri che spadroneggiava in Emilia Romagna e in Veneto grazie alla complicità di imprenditori locali che, per soldi si sono prestati a svolgere attività illecite per molti anni. Il clan Bolognino è finito sotto processo per la prima volta a Bologna, quindi gli atti sono stati trasferiti a Venezia per una lunga serie di episodi avvenuti in Veneto: il filone principale del dibattimento si svolge a Padova, di fronte al tribunale Collegiale della città del Santo.
L'INCHIESTA

L'indagine nasce nell'aprile del 2013 dalla richiesta d'intervento ai carabinieri da parte di due imprenditori trevigiani che raccontano di essere stati minacciati dai fratelli Bolognino. È la mossa decisiva che porterà la procura veneziana a scoprire come la cosca Grande Aracri di Cutro avesse trovato terreno fertile nel Padovano, per poi espandersi verso Treviso, Vicenza e Venezia. Dagli iniziali affari di droga e prostituzione, che servivano al riciclaggio del denaro sporco della Calabria, la ndrina aveva allargato il proprio giro e attraverso prestiti a tassi usurari, rinforzati da minacce, pestaggi e agguati, aveva iniziato ad acquistare aziende in difficoltà economica per spolparle del tutto e attraverso false fatture, rimettere nell'economia i soldi, così puliti, degli affari mafiosi.
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino