Cinque personaggi e un Grande Gioco

Cinque personaggi e un Grande Gioco
LE ESPOSIZIONIAffidatevi al gioco, anzi al Grande gioco di Palazzo Grassi. L'occasione è propizia e, ovviamente, intrigante. Cinque grandi personaggi (la critica d'arte Sylvie...

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LE ESPOSIZIONI
Affidatevi al gioco, anzi al Grande gioco di Palazzo Grassi. L'occasione è propizia e, ovviamente, intrigante. Cinque grandi personaggi (la critica d'arte Sylvie Aubenas, lo scrittore Javier Cercas, il regista Wim Wenders, la fotografa Annie Leibovitz e il padrone di casa, Francois Pinault), con la supervisione del curatore Matthieu Humery, si sono divertiti - in modo, situazioni e forme diverse - a spulciare 385 immagini di un grande fotografo come Henri Cartier Bresson per elaborare un percorso singolare attraverso la produzione in bianco e nero dell'artista francese. Ne è uscito Le Grand Jeu (visitabile da domani fino al 10 gennaio), un pout-pourri di immagini affascinanti e suggestive che non solo raccontano il percorso di Cartier Bresson, ma suggeriscono attraverso le scelte dei cinque spulciatori visioni, sentimenti offrendo cinque itinerari diversi al visitatore. La singolarità non è solo nelle scelte e nella filosofia, ma anche nei doppioni: tutt'e cinque i protagonisti della mostra hanno scelto le loro immagini senza conoscere quelle indicate dagli altri e quindi, immancabile è risultato anche il gioco della riproposizione in più àmbiti della stessa foto. Su tutti cambia solo il fil rouge che ha contraddistinto i cinque allestitori. Pinault si è legato allo scorrere del tempo; Annie Leibovitz sui ritratti immortalati da Cartier Bresson; Cercas sulle immagini rivelate; Wim Wenders sugli aspetti filmici della foto di Cartier Bresson. Sylvie Aubenas sulle schegge di vita che irrompono dal bianco e nero. Insomma, un vero gioco che consente una visione trasversale delle immagini, aguzzando la memoria nell'individuare le foto doppie e infine, anche con una scelta orizzontale, scegliendo di guardarle, ad una ad una come forse un puzzle da sistemare in un grande gioco dell'oca.

NOSTALGIA DELL'EGITTO
E sempre a Palazzo Grassi altrettanto interessante l'esposizione Once upon a Dream (fino al 10 gennaio) dell'artista egiziano Youssef Nabil che offre uno sguardo sul mondo de Il Cairo e dintorni con tutte le contraddizioni di un Paese transitato dall'occidentalizzazione più spinta, soprattutto nel cinema degli anni Cinquanta e Sessanta, fino ai pericoli della mezzaluna. E in questo contesto ci sono venature nostalgiche, immagini che catturano, locandine di vecchi film, ritmi di danza del ventre (c'è un filmato di 12 minuti con Salma Hayek che ancheggia voluttuosamente). Una mostra che, alla fin fine, dialoga incredibilmente con le foto d'antan, ma non paludate, di Cartier Bresson.
LAVORI A PALAZZO
Ultima parte della proposta della Fondazione Pinault, quella a Punta della Dogana, con la mostra Untitled 2020 . Tre sguardi sull'arte d'oggi (fino al 13 dicembre) dove si percorrono come tradizione gli itinerari dell'arte contemporanea.

E mentre tre mostre garantiranno così l'offerta della Fondazione, ieri mattina il neo direttore Bruno Racine ha annunciato due tappe importanti: la prima riguarderà Palazzo Grassi che chiuderà i battenti nel marzo 2021, al termine delle mostre per un intervento di manutenzione agli impianti che dureranno almeno 7 mesi; dall'altro, sempre Racine ha annunciato che nello stesso periodo di chiusura di Palazzo Grassi, a Punta della Dogana, dal 21 marzo 2021 fino al gennaio 2022 si terrà una grande esposizione dedicata all'artista americano Bruce Nauman dal titolo Bruce Nauman: Contrapposto Studies rendendo così omaggio ad una delle figure più rappresentative dell'arte contemporanea e vincitore del Leone d'oro alla Biennale nel 2009. Il percorso espositivo affiancherà alle opere della serie Contrapposto, anche i lavori storici, tracciando le tappe della ricerca dell'artista sui temi del suono, della performance e dello spazio, componenti centrali del suo lavoro dando vita ad una esperienza immersiva tra le creazioni dell'artista.
Paolo Navarro Dina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino