Cinghiali, patto fra cacciatori e agricoltori

Cinghiali, patto fra cacciatori e agricoltori
ANIMALITOLMEZZO Il cinghiale è una specie autoctona dalla biologia complessa in grado di sfruttare a suo favore una molteplicità di habitat naturali e seminaturali. Animale...

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TOLMEZZO Il cinghiale è una specie autoctona dalla biologia complessa in grado di sfruttare a suo favore una molteplicità di habitat naturali e seminaturali. Animale onnivoro, prevalentemente notturno e non sempre facile da osservare, lascia per contro evidenti tracce del suo passaggio e conseguenti danni in particolare sui prati e negli ambiti agricoli. Quest'aspetto crea spesso oggettivi problemi e motivo di conflittualità con il mondo agricolo.

IL DISTRETTO
«In questo contesto interviene Vittorino Dorotea, presidente del Distretto venatorio della Carnia l'approccio da parte di molti per affrontare il problema cinghiale non si basa tanto sull'analisi degli aspetti normativi e degli strumenti tecnici a disposizione, ma sembra piuttosto dettato da impeti emotivi non sempre razionali. Il cinghiale non distrugge nessun ecosistema naturale, è parte di esso e ci vive in un equilibrio dinamico con le altre specie. Il tema sembra essere trovare un colpevole tra le varie categorie interessate e non una soluzione al problema. In questo contesto il mondo venatorio può unicamente operare negli ambiti consentiti dalla legge in termini di periodo d'intervento e mezzi consentiti, cercando di contenere numericamente la specie». L'alternativa o l'attività da affiancare per ridurre ulteriormente la popolazione di cinghiali presenti sul territorio è quella del prelievo in deroga che può essere effettuato dal personale del Cfr o dai conduttori dei fondi se muniti di licenza e debitamente autorizzati, negli ambiti in cui sono stati accertati i danni. «Tuttavia fa notare Dorotea - questo tipo di attività andrebbe eseguito solo a seguito delle verifica dell'inefficacia delle misure di prevenzione che devono essere effettuati preventivamente. Quest'aspetto, sino ad ora sottovalutato e non sempre messo in atto, è invece fondamentale ed obbligatorio e sarebbe anche supportato finanziariamente dall'amministrazione regionale con i fondi per l'indennizzo e la prevenzione dei danni causati dalla fauna selvatica alle attività agricole».
LA SOLUZIONE

Sulla base di questi elementi, secondo i cacciatori, risulta abbastanza evidente «che la possibile soluzione al problema va individuata nella realizzazione di un'azione coordinata tra amministratori, mondo agricolo e mondo venatorio, sfruttando coerentemente tutti i mezzi e le risorse attualmente disponibili senza perdere tempo in sterili e gratuite polemiche». È proprio a questo proposito che, consapevole dei problemi legati alla specie, il Distretto venatorio della Carnia, un organismo che rappresenta tutte le Riserve e le Aziende faunistico venatorie della Carnia, ha deciso di organizzare, coinvolgendo tutti i soggetti interessati alla problematica, un Convegno di studio con l'intendimento di individuare delle strade nuove e alternative per la gestione della specie. «Siamo consci che l'eradicazione di una specie presente sul territorio, seppur invadente, non solo sia impossibile ma anche non risolutiva conclude il presidente del distretto -. Bisogna mettere in atto nuovi strumenti di controllo della specie sia tecnici sia legislativi, che proprio con il Convegno, ci auguriamo vengano evidenziati. Il Distretto già nel lontano 2005 ha, con uno studio analogo, prodotto studi che già prevedevano situazioni quali quelle che stiamo oggi vivendo». È proprio da questo punto che si intende ripartire coinvolgendo Uti, Università, servizio regionale della caccia, agricoltori, cacciatori e tutti i soggetti interessati.
David Zanirato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino