«Ci tenevo a quella terracotta era dedicata a mia mamma»

«Ci tenevo a quella terracotta era dedicata a mia mamma»
Forse un vandalo, forse un paziente del pronto soccorso andato in...

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Forse un vandalo, forse un paziente del pronto soccorso andato in escandescenze e desideroso di sbollire la rabbia, forse un semplice incidente. Difficile ricostruire esattamente cosa sia successo la notte del 9 gennaio scorso a poca distanza dal bar dell'ospedale Ca' Foncello. L'unica cosa certa è che una scultura in terracotta dell'artista trevigiano Francesco Stefan, esposta nella rassegna Arte in corsia, è andata distrutta in mille pezzi. Si trattava di un pezzo unico realizzato dal 2002 dal titolo Maternità e dedicato alla madre dello scultore, insegnante in pensione. L'episodio sarebbe accaduto verso le 4 di mattina, ma nessuno ha visto niente. A far propendere per l'atto vandalico ci sarebbe un particolare: una scultura piazzata lungo il corridoio, poco distante dalla Maternità, è stata ritrovata imbrattata. Ma si è è tratta di un danno da poco: è bastato utilizzare un prodotto specifico per la pulizia per farla tornare come prima. Per la terracotta invece niente da fare: Stefan, il giorno dopo, è stato chiamato dalla direzione dell'ospedale per le scuse del caso e per riprendersi una busta piena di cocci. «Mi hanno detto - ricostruisce lo scultore che ha sporto denuncia ai carabinieri - che quella notte una persona è andata in escandescenze mentre si trovava al pronto soccorso. Sarebbe stato allontanato, o se n'è andato da solo, imboccando le scale che portano all'ingresso principale. Lungo quel corridoio ci sono le opere per l'esposizione organizzata dall'associazione Artisti trevigiani. A quanto pare questa persona, forse per sbollire la rabbia, avrebbe preso e gettato a terra la mia scultura. Un'opera di dimensioni non proprio modeste: alta 63 centimetri, pesava 35-40 chili. È andata in mille pezzi, impossibile rimetterla a posto». Nemmeno da sottolineare la rabbia di Stefan: «Ci tenevo a quella terracotta anche perché era dedicata a mia mamma». Dal punto di vista assicurativo l'ospedale non rischia nulla: in esposizioni di questo genere i proprietari delle opere firmano una liberatoria che solleva la direzione da responsabilità per i danni.

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Il Gazzettino