Chiudono le gelaterie Grom, il futuro passa dalla Cina e dai supermercati

Chiudono le gelaterie Grom, il futuro passa dalla Cina e dai supermercati
LA STRATEGIAROMA L'anima italiana delle famose gelaterie piemontesi Grom rischia di smarrirsi. In pochi mesi ne stanno chiudendo parecchie: sette entro marzo in Italia (comprese...

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LA STRATEGIA
ROMA L'anima italiana delle famose gelaterie piemontesi Grom rischia di smarrirsi. In pochi mesi ne stanno chiudendo parecchie: sette entro marzo in Italia (comprese la prima storica di Torino e diverse nel Nordest) e alcune all'estero, iniziando da Hollywood a Los Angeles. La decisione è stata presa da Unilever, il gigante anglo-olandese da 52 miliardi di euro che aveva rilevato la società di Torino cinque anni fa. Le vaschette dei gelati Grom finiranno nei supermercati.

Alle sedi di Unilever Italia a Roma e di Grom a Torino, la notizia viene raccontata in modo diverso. «Non smantelliamo le gelaterie dicono - abbiamo più canali di vendita, con la missione di portare in tutto il mondo il puro e autentico gelato italiano». L'Italia con 46 punti vendita diretti e altri 14 in partnership resta il punto di forza: a fronte delle chiusure (tra queste Udine e Mestre) ci sarà presto una nuova apertura, che però non viene precisato dove. Unilever intende sfruttare il brand 100% italiano nella fascia alta del mercato dei gelati. Già presente con Algida e Magnum, muove così all'attacco, per esempio, di Häagen-Dazs. C'è chi sospetta che il disegno fosse questo sin dall'acquisto dell'azienda. Che comunque ha significato un incremento delle vendite del 46,7% dal 2015 al 2019. I dati di fatturato non sono ufficiali, ma dovrebbero aggirarsi intorno ai 50 milioni. Erano una trentina quando nel 2015 i soci fondatori Guido Martinetti e Federico Grom vendettero a Unilever. Rimasti nel board, le indiscrezioni dicono che non sarebbero convinti al 100% dei nuovi piani.
NUOVE MOSSE
Adesso la speranza è che la nuova strategia di marketing (supermercato, chioschi e biciclette-gelato) e probabili imminenti contratti in Cina, incrementino il numero degli occupati (400). Per ora c'è solo l'impegno dell'azienda a non lasciare per strada i dipendenti dei negozi chiusi.
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Il Gazzettino