Piano piano, nel primo pomeriggio di ieri i 71 faldoni dell'inchiesta Mose traslocavano dalla Procura della Repubblica alla sezione del Giudice per le indagini preliminari. Poco...
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Queste le persone per le quali è stato chiesto il giudizio: Amalia Sartori, ex presidente del Consiglio regionale ed ex europarlamentare di Forza Italia (accusata di finanziamento illecito); Giorgio Orsoni, avvocato ed ex sindaco di Venezia (finanziamento illecito); Maria Giovanna Piva, ex presidente del Magistrato alle acque (corruzione); Vittorio Giuseppone, ex magistrato della Corte dei Conti (corruzione); Giovanni Artico, funzionario della Regione Veneto (corruzione); Nicola Falconi, imprenditore ed ex presidente dell'Ente Gondola (corruzione); Danilo Turato, architetto (corruzione); Altero Matteoli, ex ministro dell'Ambiente (corruzione); Erasmo Cinque, imprenditore (corruzione); Lino Brentan, ex amministratore dell'autostrada Venezia-Padova (concussione per induzione); Giancarlo Ruscitti, ex dirigente regionale (compenso per operazioni inesistenti); Corrado Crialese, romano (millantato credito).
La difesa dell'ex sindaco Orsoni, dopo il deposito degli atti aveva puntato su una memoria per chiedere il proscioglimento o quantomeno il rinvio al giudice monocratico. La scelta della Procura è stata invece quella di unificare tutti i procedimenti per mandarli di fronte ad un collegio. Buona parte della partita si è giocata sull'attendibilità delle deposizioni dell'ex presidente del Consorzio Giovanni Mazzacurati, il quale aveva affermato di aver consegnato a Orsoni e a suoi rappresentanti circa 450mila euro per la campagna elettorale del 2010. Mazzacurati non sarebbe più in grado di ricordare nulla e di conseguenza si era cercato di dimostrare che non fosse attendibile neanche all'epoca degli interrogatori. Lo scorso maggio, in un incidente probatorio, il Gip Alberto Scaramuzza aveva ammesso i verbali di interrogatorio come fonte di prova. «L'accorpamento in un'unica udienza era quello che volevamo evitare - commenta l'avvocato Francesco Arata difensore di Orsoni - ma comunque riproporremo la questione in udienza preliminare perché il reato di finanziamento illecito dovrebbe essere valutato separatamente. Andare di fronte al giudice monocratico significherebbe analizzare tutto e arrivare ad una sentenza in pochi mesi, che poi è quello che ci interessa. Finendo nel calderone, i tempi si allungherebbero e non si renderebbe un buon servizio alla giustizia».
Lo stesso dicasi per la vicenda delle deposizioni di Mazzacurati e sulla loro attendibilità. «Su questo tema - conclude il legale dell'ex sindaco - potremo dare battaglia in dibattimento, perché nessun giudice dell'udienza preliminare si metterebbe ad affrontare questo argomento e così ci potrebbe essere precluso il tema del rito abbreviato. Per noi il tempo è fondamentale per dimostrare la nostra innocenza e più tempo passa più cresce il danno». Sono invece usciti di scena con riti alternativi l'ex presidente della Regione Giancarlo Galan (2 anni e 10 mesi), l'ex assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso (2 anni e 6 mesi) e l'ex presidente del Magistrato alle Acque Patrizio Cuccioletta (2 anni).
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Il Gazzettino