Che ne è della potestà della Chiesa cattolica di intervenire in politica?

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Che ne è della potestà della Chiesa cattolica di intervenire in politica? Quasi finita. Per due ragioni fondamentali. In primo luogo, la grande maggioranza degli italiani del Nordest ritiene che la Chiesa debba lasciare a Cesare ciò che è di Cesare, salvo il diritto di far udire la propria voce su materie che tocchino aspetti morali fondamentali. In secondo luogo, è la stessa Chiesa che ha preso atto ormai delle trasformazioni avvenute nei rapporti fra religione e politica in Italia. Non c'è più un partito cattolico o dei cattolici, com'era la Democrazia cristiana, radicato in vaste aree del Paese, come nel Nordest ad esempio. Le persone di fede cattolica votano in base a diversi orientamenti politici. Il loro pluralismo riflette anche un pluralismo religioso interno. Infine, anche l'ultimo tentativo compiuto dai vescovi italiani, guidati dal cardinale Ruini, di tenere assieme i cattolici sulla base di valori condivisi ha mostrato tutti i suoi limiti. Il progetto culturale, infatti, lanciato da Ruini nel 1994 per non disperdere la ricca eredità di un soggetto religioso e politico come il cattolicesimo italiano all'indomani della crisi definitiva della Democrazia Cristiana, non è di fatto riuscito a ricomporne le forze disperse. Ruini ebbe, invece, l'impressione di avercela fatta, quando in occasione del referendum sulla legge per la procreazione assistita (2005), invitò ad astenersi, favorendo così la vittoria del fronte che si opponeva all'abrogazione della legge. Ci fu una mobilitazione significativa e convergente di movimenti, associazioni e gruppi cattolici, ma gli effetti di tale mobilitazione scemarono nel giro di poco tempo. Nel senso che lo sforzo compiuto per ridare un'anima sola ai cattolici non si tradusse né in una rinnovata voglia di rifare un partito politico d'ispirazione cattolica né, tanto meno, di tornare ad una Chiesa che prende per mano i laici e indica quali debbano essere le scelte da compiere in campo politico. Nel tempo, come i dati dell'Osservatorio Nordest di questa settimana dimostrano, siamo diventati più laici nel senso che, dal 2005 al 2020, è aumentato il numero di quanti pensano che la Chiesa non debba intervenire direttamente in campo politico, anche quando ci sono in ballo questioni rilevanti dal punto di vista etico. Può dire la sua, ma dopo deve lasciare alla libertà a ciascuno di decidere come schierarsi. La Chiesa di papa Francesco, da questo punto di vista, incoraggia l'episcopato italiano ad esporsi sempre meno sulla scena pubblica, spostando l'azione pastorale dalla promozione e difesa dei valori ritenuti irrinunciabili all'attenzione prioritaria agli ultimi e agli esclusi, dalla riaffermazione del valore culturale del cattolicesimo in campo politico all'idea di una fede che va verso le periferie del mondo.

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Il Gazzettino