Cgil bellunese contro il Governo

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«Un Governo indegno e incoerente. Un Governo di destra». Continua...

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«Un Governo indegno e incoerente. Un Governo di destra». Continua il braccio di ferro tra Renzi e la Cgil. Anche a Belluno. L'Attivo della principale sigla sindacale, riunitosi ieri, ha lanciato parole di fuoco all'indirizzo del premier. Per il Jobs Act, per l'affaire articolo 18, per la proposta di iniettare il Tfr in busta paga. Che la riforma del lavoro, così come concepita dal Governo Renzi, non piaccia alla Cgil non è una novità. Ma ora la misura sembra davvero colma. E la Cgil bellunese è pronta a scendere a Roma in massa, il prossimo 25 ottobre. Come è pronta per uno sciopero generale. «Il Paese ha bisogno di lavoro prima ancora che di riforme del lavoro - ha attaccato Ludovico Bellini, segretario generale della Cgil di Belluno -. Per creare lavoro e far ripartire l'economia c'è bisogno di opere pubbliche. Ma non cose faraoniche. In provincia di Belluno avremmo tanto bisogno di opere contro il dissesto idrogeologico». Sul fronte del lavoro, i dati bellunesi sono a dir poco preoccupanti. «Ad agosto la platea dei disoccupati superava le 13mila unità - analizza Alessandra Fontana, Filt Cgil -. Il tasso di disoccupazione provinciale è più alto della media nazionale e regionale, 11,1% a fronte del 7,6% regionale. Le fasce più colpite sono quelle più giovani, tra i 18 e i 29 anni, il 30% circa sul totale dei disoccupati». L'aspetto di maggior preoccupazione riguarda l'aumento dei contratti a termine e dell'incertezza del posto di lavoro. Aggravata, secondo la Cgil, dal possibile smantellamento dell'articolo 18. Sotto accusa il Jobs Act, la riforma del lavoro ideata da Renzi. «Il Jobs Act aumenta la precarizzazione del lavoro» l'altra stilettata, piovuta unanime dai relatori dell'Attivo. «A Belluno abbiamo 10mila iscritti nelle liste di collocamento - ha aggiunto Renato Bressan, Spi Cgil -. Altro che aumentare le tutele: Renzi il prestigiatore le sta togliendo». Altro capitolo, il Tfr in busta paga: unanime il «no» della Cgil bellunese: «Una scelta deleteria, che non è sufficiente a far ripartire l'economia in tempi rapidi e creerà milioni di futuri poveri».
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Il Gazzettino