Centri immigrati, scintille Renzi-Ue

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BRUXELLES - L'Unione europea bacchetta l'Italia sugli hotspot e Renzi attacca. Con la ripresa massiccia degli sbarchi di...

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BRUXELLES - L'Unione europea bacchetta l'Italia sugli hotspot e Renzi attacca.

Con la ripresa massiccia degli sbarchi di migranti in Italia il tema dei punti di crisi è tornato di estrema attualità. Corte dei Conti e Commissione Ue insistono sulla necessità che Roma renda operativi tutti e sei i punti di crisi previsti, attivando anche gli ultimi due più volte annunciati e non ancora aperti. Ma Matteo Renzi, che venerdì sarà a Bruxelles per chiudere la campagna per la segreteria del Pd, risponde per le rime, sugli impegni presi e non mantenuti dall'Unione. «Diamo 20 miliardi all'Europa e ne prendiamo indietro 12, io per tre anni gliel'ho detto con le buone - mette in guardia - adesso, e devo dire che l'esecutivo Gentiloni ha adottato questa linea, è molto semplice risolvere il problema: voi non mantenete l'impegno sui migranti? Benissimo, noi non manteniamo l'impegno sui soldi».
Secondo l'Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim), sono 36.851 i migranti sbarcati sulle coste italiane da inizio anno, circa il 43% in più rispetto allo stesso periodo del 2016. E sono già 1089 i morti nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l'Europa. Dati che non lasciano spazio a illusioni. La Corte dei Conti europea nella sua analisi avverte: visto «il costante elevato numero di arrivi di migranti, e dati i colli di bottiglia esistenti per il limitato deflusso con i ricollocamenti e rimpatri, nelle strutture potrebbe sorgere nel prossimo futuro un problema di capienza» e per questo è necessaria l'apertura dei due nuovi hotspot. La Corte, che riconosce l'importanza dell'approccio dei punti di crisi per una gestione ordinata dei flussi e delle registrazioni dei migranti, indica tra i problemi il «basso tasso di attuazione delle decisioni di rimpatrio», inferiore al 20%. E quanto ai ricollocamenti, ammette che il problema è costituito «dai pochi impegni» ad accogliere «dei Paesi membri». Basti pensare che a quasi cinque mesi dalla conclusione del programma di trasferimenti, Polonia e Ungheria non hanno ancora accolto un richiedente asilo. Anche la Commissione Ue invita a fare ulteriori passi. «Continuiamo ad incoraggiare le autorità italiane ad espandere le capacità» degli hotspot, incalza la portavoce Natasha Bertaud: «Siamo pronti a fornire assistenza tecnica o finanziaria, se occorre».
Ma Renzi non manda giù la pillola. «L'Europa deve cambiare, non può continuare così, non può continuare sull'immigrazione a fare grandi discorsi e poi lasciare da sola l'Italia». E intanto non si placano le polemiche su presunte collusioni di alcune ong con i trafficanti. «Il Movimento 5 Stelle vuole la #VeritàsulleONG e andrà fino in fondo sia nelle sedi italiane che in quelle europee», scrive su Facebook il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. Il portavoce di Frontex, Izabella Cooper, non entra nel merito dell'inchiesta, ma sottolinea: «Salvare vite è un obbligo internazionale per chi opera in mare. Ma è chiaro che i trafficanti in Libia se ne stanno approfittando».

Anche il direttore generale dell'Oim per l'Europa Eugenio Ambrosi invita a «non essere ingenui. Il fatto che navi di soccorso di ong operino così vicino alle acque libiche può essere sfruttato dai trafficanti». Non si tratta di «una collusione deliberata», ma richiama l'attenzione «sulla necessità di definire meglio il ruolo e le regole delle ong e le risorse dell'Ue per l'obiettivo principale di garantire che nessuno muoia in mare».
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Il Gazzettino