UDINE - Sergio Cecotti, ex presidente della Regione e già sindaco di Udine, si è speso per il no. Cosa è successo? Si...
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Cosa è successo? Si aspettava questo risultato?
«Una grande maggioranza di cittadini ha ben compreso che Renzi e il Pd volevano riportare indietro il Paese. Il loro disegno era reazionario, nel senso tecnico del termine. Molti cittadini, fuori dai partiti e dalla politica, si sono mobilitati spontaneamente, spinti da un imperativo morale, per preservare le conquiste della Repubblica e non disperdere il futuro di questo Paese. Non ha idea di quante persone, impegnate allo spasimo per il no, mi hanno detto: vincerà il sì, ma almeno noi abbiamo fatto il nostro dovere. Da una parte il senso di un dovere democratico da compiere, dall'altra solo burocrazie partitiche e guru prezzolati. Le burocrazie hanno usato tutte le raffinate astuzie del potere. Ma, alla fine, ha vinto il popolo e la voglia di futuro. Non me lo aspettavo, ma me lo auguravo di cuore».
Dove ha sbagliato Renzi?
«Renzi voleva imitare Putin. Ma non ha capito che l'Italia non è la Santa Russia e il Friuli non è la Kamatka».
Quali conseguenze per la Regione?
«Il disegno centralista è stato fermato, e il Friuli Venezia Giulia può finalmente respirare e progettare il proprio futuro. Il popolo ha mostrato di considerare l'autonomia speciale un tesoro prezioso. Da questa consapevolezza dobbiamo ripartire per realizzare un'idea di Fvg diametralmente opposta a quella del Pd renziano».
Cosa dovrebbe fare la presidente Serracchiani?
«Non ho titolo per darle consigli. Per questa legislatura, mi limito ad augurarmi che la Regione venga governata con meno arroganza. Per la prossima, spero si avvii una ricostruzione morale e materiale del'Fvg. Dopo tre legislature andate a pera, la Regione va ricostruita dalle fondamenta, a cominciare dalla sua coesione territoriale e istituzionale, distrutta dalla pseudo-riforma degli enti locali.
A.L.
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Il Gazzettino