Cava bloccata: ultimatum di Fassa

Cava bloccata: ultimatum di Fassa
IL CASOTREVISO «Lì resteranno solo i nostri avvocati». Paolo Fassa è categorico: se la situazione non si sbloccherà a breve, il gruppo Fassa Bortolo rinuncerà al suo...

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IL CASO
TREVISO «Lì resteranno solo i nostri avvocati». Paolo Fassa è categorico: se la situazione non si sbloccherà a breve, il gruppo Fassa Bortolo rinuncerà al suo progetto industriale in Sicilia. E svanirà così un investimento da 25 milioni di euro, destinato a creare, tra dipendenti diretti e indotto, circa cento posti di lavoro. L'imprenditore trevigiano, d'altronde, ritiene di aver pazientato a sufficienza: quasi cinque anni. Nonostante il tempo trascorso e gli sforzi, però, l'attività non è nemmeno partita a causa del consueto ginepraio burocratico.

IL PROGETTO
Ricapitoliamo: l'azienda di Spresiano, leader nei prodotti per l'edilizia, nel 2013 presenta un progetto per riaprire un vecchia cava di calcare e altri minerali associati a Santa Nicolella, in comune di Agira, provincia di Enna. Il sito, inserito nel piano regionale per le attività estrattive, è chiuso e abbandonato da una trentina d'anni, ormai in stato di degrado. Accanto sorgerebbe uno stabilimento per la lavorazione del materiale scavato. Solo l'elenco degli enti coinvolti per le varie autorizzazioni, rende l'idea della tortuosità del percorso: Comune di Agira, Distretto minerario di Caltanissetta, Assessorato regionale al Territorio e ambiente, Assessorato regionale alle Attività produttive, Corpo forestale di Enna, Servizio geologico regionale, Soprintendenza di Enna. Alla Fassa, dopo aver ottenuto, ad inizio 2017, la Valutazione di impatto ambientale, sono convinti di aver depositato tutti i documenti previsti, risposto a tutte le richieste, partecipato a tutte le conferenze di servizi, Ma sul più bello, l'iter si blocca: manca il parere della Soprintendenza.
LA BUROCRAZIA
Una porzione dell'area, infatti, è di interesse archeologico e una verifica preliminare, fatta eseguire dall'impresa a tecnici specializzati, ha portato alla luce alcuni reperti. Il colosso trevigiano ribadisce di essere pronto a trasferire altrove i ritrovamenti, realizzando anche un piccolo museo. Ma il via libera non arriva e l'intero progetto per cava e stabilimento, con relativo recupero ambientale, è in stallo. «Sono profondamente amareggiato - dichiara Paolo Fassa  Noi siamo disposti a investire in questa regione, ad assumere lavoratori, ma ce lo impediscono. O meglio la burocrazia lo impedisce. Questa assurda babele di norme che trasforma l'entusiasmo e la voglia di lavorare in un'odissea senza fine. Eppure penso che questa regione abbia sicuramente necessità di investimenti e nuovi insediamenti produttivi in grado di attrarre economia e lavoro».
LA SFIDUCIA

L'industriale, che salva dalle critiche di inefficienza solo il sindaco di Agira, si appella al ministro per lo Sviluppo, Carlo Calenda, alla Confindustria e ai sindacati siciliani. Ma ormai non sembra nutrire più fiducia: «Se la situazione non si sblocca in tempi rapidissimi - ammette - apriremo un contenzioso con  le istituzioni  Lasceremo sull'isola solo gli avvocati, rinunciando all'intero progetto. Una soluzione che mi addolora perché penso da sempre che lavorare nel proprio paese è l'unico modo per far cambiare davvero le cose. Ma questo i signori della burocrazia non vogliono capirlo».
Mattia Zanardo
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Il Gazzettino