Catalogna, condannati i leader separatisti

Catalogna, condannati i leader separatisti
IL CASOBARCELLONA Quarantotto ore prima della scadenza dei due anni di carcerazione preventiva per i Jordis, ieri mattina il Tribual Supremo ha emesso la sentenza del processo...

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IL CASO
BARCELLONA Quarantotto ore prima della scadenza dei due anni di carcerazione preventiva per i Jordis, ieri mattina il Tribual Supremo ha emesso la sentenza del processo alla leadership indipendentista per la celebrazione del referendum sull'indipendenza dell'1 ottobre 2017, infliggendo gravi pene di carcere, più l'inabilitazione dai pubblici uffici, ai 9 dei 12 dirigenti in prigione da oltre un anno, per un reato di sedizione cui, per alcuni di loro, si somma quello di distrazione di fondi pubblici: 13 anni a Oriol Junqueras, ex-vicepresidente del govern; 12 anni agli ex-consiglieri Raül Romeva, Jordi Turull e Dolors Bassa; 11,5 anni a Carme Forcadell, ex-presidente del parlamento catalano; 10,5 anni agli ex-consiglieri Joaquim Forn e Josep Rull; 9 anni per i leader dell'associazionismo indipendentista Jordi Cuixart, presidente di Òmnium Cultural e Jordi Sánchez, ex-presidente dell'Assemblea Nacional Catalana. Multa e inabilitazione per disobbedienza per gli ex-consiglieri in libertà condizionale Meritxell Borràs, Carles Mundò e Santiago Vila.

REATO DI SEDIZIONE
Condannati per sedizione e non per ribellione, con pene elevate, accogliendo la tesi dell'Avvocatura dello Stato e non quella della Procura generale, perché «la constatazione di indiscutibili episodi di violenza» non è sufficiente ad integrare un delitto di ribellione, non trattandosi di «una violenza strumentale, funzionale, preordinata» per sovvertire l'ordine costituzionale. La sedizione è invece un delitto contro l'ordine pubblico, che si realizza quando la cittadinanza si mobilita «in una sollevazione pubblica e tumultuaria».
Quanto accadde, secondo il tribunale, con la manifestazione pacifica del 20 settembre 2017 sotto il dipartimento di Economia e la celebrazione del referendum dell'1 ottobre che, per dimensione ed estensione, più che corrispondere al diritto di protesta, esprimevano la volontà d'impedire l'applicazione della legge. Un progetto che necessitava dell'azione congiunta di tre assi: il potere legislativo, il potere esecutivo e la mobilitazione popolare.
«Ingiustizia», «Vendetta», «Lo rifaremo» sono stati i primi commenti dal carcere di Junqueras e Cuixart. Un verdetto che «conferma la strategia di repressione e di vendetta nei confronti dei cittadini che hanno scelto la via democratica per decidere il proprio futuro», diceva Carles Puigdemont da Bruxelles, nei confronti del quale è stato subito spiccato dal Supremo un nuovo ordine di cattura internazionale.
MOBILITAZIONE GENERALE
Contro la sentenza mobilitazione generale in Catalogna, delle istituzioni, dell'associazionismo democratico, della gente che si è riversata in piazza, pacificamente, occupando stazioni e aeroporti, oltre 100 i voli bloccati al Prat. Pedro Sánchez insisteva sulla indiscutibile qualità democratica dello Stato spagnolo; mentre nel parlamento europeo, Verdi e Gue criticavano la sentenza, invitando al dialogo per una soluzione democratica del conflitto.

Elena Marisol Brandolini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino