«Lo dico io cosa succederà adesso. Se si va avanti di questo passo si dovrà dire addio alla sanità universalistica. Chi avrà i soldi pagherà l'assicurazione, gli altri...
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Per il Veneto continua il tempo dei risparmi e inizia quello della "disobbedienza". «Faremo economie perchè alla fine con meno risorse saremo costretti, ma non applicheremo quanto detto dal Governo - chiosa Coletto - Del resto il fronte che si sta creando tra le tre regioni del Nord (Veneto, Liguria e Lombardia) la dice lunga sull'aria che tira: è la rivolta della buona sanità».
Uno strappo che per l'assessore veneto mette in discussione anche il "Patto per la Salute" che il Governo aveva firmato (non senza fatica) con le Regioni. «Lo stanno travisando - aggiunge Coletto - Bisogna rileggerlo alla luce delle cose che stanno avvenendo passando sulla testa di chi è virtuoso, e senza applicare l'Irpef». Ma 240 milioni in meno su un bilancio di 8 miliardi e 497milioni che a fatica ogni anno riesce a chiudere in pareggio non sono bruscolini, tanto più in una regione che ha già tagliato i rami secchi. «La fratura di oggi è un fatto politico, avallato dal punto di vista istituzionale. - aggiunge l'assessore - Faremo una giunta e si deciderà collegialmente che strada intraprendere». L'aria che tira è che la Regione renderà più aspra la disobbedienza. «Come si fa a dialogare con chi non coglie i segnali del disagio?». E con questo Coletto pone un pietra sopra quel tavolo a cui difficilmente - assicura - si siederà se le cose non cambieranno. «Il nuovo asse del Nord mi dà ragione».
D. B.
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Il Gazzettino