Caso moschea, il prefetto dà garanzie: «Ho sentito il console, niente strappi»

Caso moschea, il prefetto dà garanzie: «Ho sentito il console, niente strappi»
L'ipotesi sciopero della comunità islamica bengalese, paventata lo scorso fine settimana in seguito alla notifica delle violazioni edilizie da parte del Comune sembra sgonfiarsi...

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L'ipotesi sciopero della comunità islamica bengalese, paventata lo scorso fine settimana in seguito alla notifica delle violazioni edilizie da parte del Comune sembra sgonfiarsi giorno dopo giorno. Lo conferma anche il prefetto, Carlo Boffi, poco prima di entrare al Malibran per la festa della polizia.

«Il Comune - spiega il prefetto - ha dato la massima disponibilità per cercare di trovare una soluzione condivisa. Mi sembra che da ambo le parti vi sia un rispetto delle posizioni, ma è ovvio comunque che la legalità deve essere rispettata da tutti».
Il prefetto sembra escludere anche la possibilità di agitazioni plateali.
«Ho parlato con il rappresentante del Consolato bengalese e mi ha detto che quelle di sabato erano dichiarazioni sul momento - conclude - ma che sono tutte persone estremamente calme, equilibrate, ben inserite nel territorio e sicuramente si troverà una soluzione».
Anche per il sindaco Luigi Brugnaro un'agitazione dei bengalesi e, più in generale della comunità islamica veneziana e mestrina, sembra da escludere.
«Il tema è: non si possono fare luoghi di preghiera come quello in via Fogazzaro, in mezzo alla gente. Lo abbiamo detto e ora agiamo. Con la legge, senza nessun problema, perché qui non è solo questione dei locali non a norma. Non è possibile far rumore alle 5 di mattina, non è perché si tratta di un luogo di preghiera ma perché c'era rumore. Sarà la prima moschea che chiudiamo in Italia».
La soluzione al problema sembra vicina, anche perché nel frattempo sarebbe arrivata al Comune una serie di luoghi in cui si potrebbe ipotizzare di fare il nuovo centro.

«Non andranno a pregare per la strada - aggiunge - perché la comunità islamica è responsabile, penso troveremo una qualche soluzione. Quanto alle loro proposte, sicuramente i luoghi non dovranno essere sotto le case, ma un centro di preghiera dovrà essere un luogo idoneo. E poi - conclude - francamente, delle minacce non sappiamo cosa farcene. Ma non è certo la comunità islamica che minaccia e io non sono la persona giusta da minacciare, comunque».
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Il Gazzettino