Caso di mucca pazza una 60enne ricoverata «Ma il cibo non c'entra»

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IL MORBO TREVISO Sembrava aver sviluppato in pochi mesi un'inspiegabile...

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IL MORBO

TREVISO Sembrava aver sviluppato in pochi mesi un'inspiegabile demenza senile. In realtà la donna, una 60enne che abita nella cintura urbana di Treviso, ora ricoverata in prognosi riservata nell'unità di Neurologia del Ca' Foncello, è stata colpita dal morbo di Creutzfeldt-Jakob. Una malattia neurodegenerativa rara con esiti fatali. Una delle varianti è conosciuta con il nome di mucca pazza. Ma il cibo non c'entra nulla. «Non c'è alcuna allerta sottolinea Marco Bonifati, primario della Neurologia il termine mucca pazza deriva dal fatto che anche gli animali, le mucche come le pecore, vengono colpiti da malattie con lo stesso meccanismo. Ma non stiamo parlando di cose contagiose. Non può esserci un passaggio della malattia attraverso il cibo. Su questo bisogna essere chiari». Purtroppo il morbo di Creutzfeldt-Jakob non è poi così raro. Solo nella Marca emergono uno o due casi all'anno. «Sono episodi sporadici specifica il medico in media c'è un caso ogni milione di abitati». La malattia rientra fra le encefalopatie spongiformi per l'aspetto che acquistano i tessuti cerebrali dei pazienti colpiti. Ci sono diverse forme. La più frequente (l'85% dei casi) è quella sporadica. Come quella emersa al Ca' Foncello. I sintomi tipici comprendono una progressione rapida verso uno stato di demenza, a cui è associato un andamento molto particolare dell'elettroencefalogramma. Nel tessuto cerebrale, la malattia porta a lesioni (buchi, da cui il nome encefalopatia spongiforme) accompagnate da placche amiloidi, ossia accumuli di particolari proteine. Non si sa ancora perché una persona su un milione, ogni anno, sviluppi questa malattia, in particolare tra i 50 e i 70 anni. E non esistono cure specifiche. «Non ci sono terapie o trattamenti specifici conferma Bonifati purtroppo la malattia porta a una degenerazione piuttosto rapida del sistema nervoso centrale, legata alla replicazione dei prioni, cioè di proteine particolari che per motivi non ancora chiari si moltiplicano in modo quasi virale. Si sviluppa e fa il proprio corso nel giro di pochi mesi». La ricerca va avanti. Ma la strada pare ancora lunga. Intanto il ministero della Salute tiene monitorato l'andamento del morbo. L'obiettivo è verificare che non ci siano picchi anomali .

M. F.
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Il Gazzettino