Caso cassa peota: «Quei soldi non li vedremo mai»

Caso cassa peota: «Quei soldi non li vedremo mai»
ALBIGNASEGO Saranno chiamati a testimoniare gli ammanchi, i soldi...

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Saranno chiamati a testimoniare gli ammanchi, i soldi spariti da un giorno all'altro. La prossima udienza del processo a carico degli ex presidenti di quella che era la cassa peota Buoni Amici, la cui sede si trovava al bar Centrale, Elia Simonato e Mauro Marotto è in programma il 25 ottobre. Nell'occasione i soci forniranno la loro versione dei fatti. E cioè che ogni settimana versavano, in buona fede, chi i 50, chi i 100 euro. Ad un certo punto, però, il denaro si è come volatilizzato. La cifra, secondo la Procura, si aggirerebbe attorno ai 500 mila euro. «Secondo noi sono pure 700-800 mila euro sottolinea Rino Masiero, uno degli storici componenti del sodalizio Prendiamo atto che la giustizia sta facendo il suo corso. Tuttavia, per come si sono messe le cose siamo certi che non caveremo un ragno dal buco. A tal proposito il nostro avvocato difensore, Stefania Zago, ci ha riferito che sia Simonato che Marotto risultano nullatenenti. Motivo per cui non ci sono margini per una restituzione dei nostri risparmi». Al bar Centrale c'è poca voglia di commentare gli ultimi sviluppi della vicenda: «Magari verranno giudicati colpevoli di appropriazione indebita. Tuttavia, siamo sicuri che alla fine non si faranno nemmeno un giorno di carcere. I nostri averi? Ormai abbiamo perso le speranze». Dopo l'accaduto la cassa peota è stata chiusa definitivamente. «Saremmo dei matti a far ripartire un'attività del genere dopo tutto quello che è successo. Ci sentiamo presi in giro. Probabilmente i due avevano pianificato da tempo l'intera operazione. Strano, però, che non vi sia alcuna traccia dei flussi finanziari a loro riconducibili». E dire che per quarant'anni Simonato ha goduto della massima fiducia e stima, come raccontano gli stessi soci: «Era uno di noi, sempre puntuale al momento di restituire il denaro. Abbiamo avuto il sentore che stesse cambiando qualcosa a dicembre del 2013, quando si vociferava che sarebbero giunti assegni con importi di molto inferiori rispetto a quanto pattuito. Evidentemente non erano solamente voci di corridoio». L'unica dichiarazione rilasciata da Marotto è datata gennaio 2014: «Sono stato sentito dai carabinieri, non ho nulla da nascondere. L'autorità giudiziaria ha acquisito i libri contabili. Ho agito nella logica della massima trasparenza».

F.Cav.
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Il Gazzettino