Casi di Covid in 750 scuole, monitorati 15 mila alunni

Casi di Covid in 750 scuole, monitorati 15 mila alunni
L'ISTRUZIONEPADOVA Dagli asili alle superiori, passando ovviamente per elementari e medie. Sono 750 le scuole della provincia di Padova dove si è verificato almeno un caso di...

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L'ISTRUZIONE
PADOVA Dagli asili alle superiori, passando ovviamente per elementari e medie. Sono 750 le scuole della provincia di Padova dove si è verificato almeno un caso di Coronavirus dal 14 settembre - giorno in cui iniziava l'anno scolastico con la visita del presidente Mattarella a Vo' - ad oggi. Sono stati interessati quasi tutti gli istituti e non c'è certo da meravigliarsi: il virus è un problema che riguarda tutti, dalle aziende alle società sportive, ed è quindi fisiologico che approdi anche sui banchi. In poco più di due mesi l'Ulss 6 Euganea ha monitorato circa 15 mila alunni tra quelli risultati positivi e quelli messi in isolamento. Si aggira sui tremila, invece, il numero di casi riferito agli insegnanti e al resto del personale. Un terzo dei positivi registrati dall'Ulss coinvolge l'ambiente scolastico.

Con eccezioni di pochi casi (il più eclatante all'istituto Einstein di Piove di Sacco) non si sono registrati focolai all'interno degli istituti ma sempre casi di contagio distribuiti su tutto il territorio e su tutte le fasce d'età a macchia di leopardo. I dati sono stati resi noti ieri mattina dalla dottoressa Ivana Simoncello, direttrice del Dipartimento di Prevenzione, che spiega: «Il virus è arrivato in quasi tutte le scuole e questo è assolutamente normale visto che dietro gli alunni ci sono le famiglie. Il contagio spesso non si propaga a scuola ma negli ambienti familiari. È naturale che, soprattutto quando ci sono di mezzo bambini piccoli, non sia sempre facile mantenere le distanze».
IL PRESIDIO

Intanto prosegue la didattica a distanza alle superiori. Se ne stavano seduti ai tavoli di legno o per terra, sul marciapiede. Erano infreddoliti ma concentrati i ragazzi che ieri mattina hanno seguito così le lezioni al di fuori del liceo scientifico Curiel e dal liceo classico Tito Livio. Scene che ormai si vedono ogni settimana, per rivendicare il diritto ad andare a scuola. Armati di coperte per combattere il gelo e di computer o tablet, seguivano lezioni o venivano interrogati. Alcuni passanti hanno dato uno sguardo ai ragazzi e qualcosa deve essersi mosso dentro di loro. I ricordi del passato sono affiorati e hanno deciso di fare qualcosa. E allora ecco chi ha portato dei cioccolatini, chi un caffè caldo. Altri una pacca sulla spalla, un sorriso solidale. «Come genitori non possiamo che essere al fianco dei nostri figli dice Davide Guerini di Priorità alla scuola Ora che finalmente vediamo qualche timido segnale da parte del governo, sono i presidenti di Regione a non voler riaprire le scuole. Proprio loro che durante l'estate non sono stati in grado di approntare investimenti per l'edilizia scolastica o il trasporto pubblico e garantire la didattica in presenza». Poteva essere l'occasione per ripensare non solo alla scuola ma anche a tutto ciò che vi gravita intorno. «Potrebbero mettere mano al decreto che crea classi di 30 alunni suggerisce il professore di matematica del Severi, Carlo Salmaso Nelle aule che abbiamo a disposizione non si può far lezione in sicurezza con 30 alunni. Con 20 sì. Servono anche organici più stabili e investimenti sui trasporti: il problema dei mezzi pubblici non si risolve mandando i ragazzi a scuola la domenica. Teniamo presente che l'80 per cento degli studenti delle scuole professionali e degli istituti tecnici vengono da fuori città e sono costretti a prendere la corriera». Sono rimasti tutta la mattina al freddo gli studenti, dalle 8 alle 13. Stoici, determinati, vogliono far capire che non stanno scherzando. Per loro non è un gioco. Per loro dalla scuola dipende il futuro. «Da troppi mesi va avanti così scuote la testa Anna del Coordinamento studenti medi, che ha seguito la lezione fuori dal Curiel Ma noi non molleremo».
Si.Mo.
G.Pip.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino