Non ha accolto la richiesta di sospensione del procedimento presentata dal difensore. Ma il giudice monocratico Monica Biasutti ha chiuso il dibattimento, ascoltato la...
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Si è concluso così l'ennesimo procedimento giudiziario - «Longo ha subito decine di processi in questo tribunale», ha sottolineato l'avvocato Cisilino - contro il legale pordenonese che ieri non era presente in aula. Una vicenda iniziata nel maggio del 2010 quando Longo era stato raggiunto da una misura cautelare emessa dal gip nell'ambito di un'indagine avviata dal pm Annita Sorti e dal procuratore Luigi Delpino. L'avvocato pordenonese era finito agli arresti domiciliari, costretto tra le mura domestiche per 15 giorni con l'accusa di aver sottratto degli atti da un fascicolo processuale che lo riguardava. Contestualmente alla notifica della misura cauterale, era stato perquisito anche lo studio del legale in viale della Libertà. Poi, all'ipotesi di furto aggravato e distruzione di documenti, si era aggiunta quella di calunnia perchè Longo aveva detto di aver ricevuto copia informale degli atti da un cancelliere.
E ieri mattina accusa e difesa si sono date battaglia davanti al giudice, sostenendo le loro tesi. Il pm Sorti ha ripercorso l'iter delle indagini che hanno portato - secondo il magistrato inquirente - a indicare senza dubbi in Longo l'autore del furto di atti che sarebbe avvenuto nel corridoio degli uffici dei gip, al primo piano del tribunale. L'avvocato Cinelli non ha risparmiato toni duri, parlando di accuse fantasiose e omissioni, di volontà persecutoria e di perizie eseguite su sollecitazioni e suggerimento del perito di parte, quindi prive di valore giudiziario. Ha parlato delle telecamere nel corridoio dei gip: se funzionano avrebbero ripreso l'avvocato che faceva sparire gli atti, se non funzionano vuol dire che qualcosa non va nel sistema di sorveglianza del tribunale.
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Il Gazzettino