Carcere a vita per la belva di Gorgo

Carcere a vita per la belva di Gorgo
Sentenza confermata: Naim Stafa, albanese, 39 anni, ritenuto l'ideatore del massacro dei coniugi Lucia Comin e Guido Pelliciardi, è stato condannato in via definitiva...

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Sentenza confermata: Naim Stafa, albanese, 39 anni, ritenuto l'ideatore del massacro dei coniugi Lucia Comin e Guido Pelliciardi, è stato condannato in via definitiva all'ergastolo. È stata questa la decisione presa ieri dalla Corte di Cassazione che ha rigettato il ricorso presentato dall'avvocato difensore Sabrina Dei Rossi. Le motivazioni della sentenza verranno rese note nei prossimi giorni, ma la delusione dell'avvocato è evidente: «Non è il momento di fare commenti - dice - prima è bene leggere le carte. Certo che finiscono così sette anni di battaglia, anche se di definitivo non c'è mai niente. È un duro colpo perché lui, quella notte, non c'era. Difficile per una persona capire il perché di una sentenza così grave».

La decisione di confermare l'ergastolo rischia di svuotare di significato anche l'udienza sempre della Cassazione fissata per il 24 giugno, dove si dovrebbe discutere del presunto mancato rispetto dei termini di custodia cautelare cui è stato sottoposto Stafa. Per il suo legale, Stafa sarebbe rimasto in galera più del dovuto: «Non ho idea di quello che potrà accadere - continua l'avvocato - presumo che i giudici riterranno la questione superata da questa sentenza». Il ricorso respinto ieri dalla Cassazione è stato il quarto. Secondo la difesa anche l'ultima sentenza della Corte d'Appello non avrebbe risolto i dubbi sul calcolo della pena, legato alle aggravanti, evidenziati in precedenze dalla Cassazione. Secondo gli inquirenti Stafa, il 21 agosto 2007, avrebbe organizzato la rapina finita con il massacro dei coniugi Pelliciardi, custodi di villa Durante a Gorgo al Monticano. Per oltre un'ora - in un'escalation di ferocia e sevizie - Arthur Lleshi, morto suicida in carcere dopo aver confessato il massacro, si accanì sui coniugi Pelliciardi, con spietata follia, per costringerli a rivelare la combinazione di una cassaforte che però non conoscevano. A dare gli ordini a Lleshi, per gli inquirenti, fu Stafa che però non partecipò materialmente al massacro. Per i giudici quindi le aggravanti della crudeltà e delle sevizie e dei motivi abbietti e futili non potevano essere contestate a una persona che materialmente non ha commesso l'omicidio o comunque, se riconosciute, avrebbero dovuto essere motivate diversamente.

Il procedimento è quindi tornato alla Corte d'Assise di Venezia che il 9 ottobre, dopo due ore di camera di consiglio, aveva accolto le richieste del procuratore confermando nuovamente il carcere a vita. Dopo di che il nuovo ricorso alla Cassazione. Ora per Stafa la corsa è finita.
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Il Gazzettino