Il carattere, forse, non è quello giusto. Ma il ruolo lo impone. E così Gianantonio Da Re, segretario nazionale della Lega, si ritrova nei panni del paciere. Tocca a lui infatti...
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Da Re, partiamo proprio da Zugno: la tira pesantemente in causa.
«No. Non rispondo a quella persona. Non rispondo a chi non è della Lega. Non ne vale la pena».
Però vale la pena parlare di quanto sta accadendo a Treviso, della lite tra Gentilini e Coin.
«Nessuno vuole uccidere nessuno. I due si parleranno».
Al momento però c'è solo un conflitto.
«Con Gentilini mi sono sentito. Lui è una leggenda, ma deve capire che siamo una squadra, ma che non è più lui a decidere la partita. A decidere adesso è Coin. Io e Gentilini assieme abbiamo fatto tante cose e, spero, ne faremo ancora tante».
Lo Sceriffo vuole approvare il candidato sindaco nel 2018 e accusa la Lega di poltronificio.
«Ecco: non può permettersi di tacciare la Lega di poltronificio. Io, per quel che mi riguarda, non sono mai stato nominato e non mi sono autonominato. Faccio politica spendendo del mio».
Rimane la questione del candidato sindaco.
«Genty non può calpestare il lavoro che facciamo. Ovviamente non sarà il candidato sindaco nel 2018, si è candidato quattro anni fa e sappiamo com'è andata a finire. Però, se vuole, potrà essere ancora un protagonista assieme a noi».
Coin però dice che Gentilini è fuori.
«Gentilini e Coin sono due caratteri forti. Si sono detti in faccia quello che avevano da dirsi. Ma sono entrambi importanti: uno per l'esperienza e l'altro per la freschezza. E dobbiamo pensare a riprendere Treviso».
Difficile mediare tra i due.
«È il mio ruolo. Coin è un ottimo segretario e a Treviso dirige lui la squadra. È il capo e Gentilini lo deve capire. Assieme potranno fare tante cose. Ma poi Gentilini è vittoriese come me, la brezza del Fadalto ci rende frizzanti».
Paolo Calia
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Il Gazzettino