Capriolo albino esce dal bosco

Capriolo albino esce dal bosco
AVIANO - (ap) Femmina, circa 2 anni, segni particolari: albina. Si tratta di un raro capriolo avvistato al limitare del bosco, sorvegliato per giorni di prima mattina e alla fine...

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AVIANO - (ap) Femmina, circa 2 anni, segni particolari: albina. Si tratta di un raro capriolo avvistato al limitare del bosco, sorvegliato per giorni di prima mattina e alla fine fotografato più volte, in posa come una statua di gesso, nei pressi del torrente Artugna. Autore dello scatto Dario Biasotto, pordenonese, iscritto alla riserva di caccia di Aviano. Un socio che si dedica da anni alla caccia di selezione e che questa volta, nel tratto al confine fra Aviano e Budoia, ha imbracciato la macchina fotografica. Foto scattate a 25 metri di distanza dal capriolo, domenica 11, alle 7.20: «Sono orgoglioso della cattura virtuale, emozionato. E poi non ho sparato anche per un codice etico: non si uccide un animale che con il suo inconfondibile mantello bianco è bersaglio facile dei predatori, vive isolato dal branco e anche fisicamente è più soggetto alle malattie legate alla mancanza di melanina». Senza contare la leggenda gallese: chi uccide un animale albino, che simboleggia il viaggio dell'anima verso la morte, subirà la stessa sorte entro l'anno. «Spero che la leggenda la protegga. L'ho chiamata Candida - dice Biasotto - ho sorvegliato i suoi comportamenti e spostamenti, compariva d'incanto ai primi albori del giorno e ai primi raggi del sole se ne tornava nel bosco. Ho visto, con il binocolo, che gli occhi sono arrossati».

In precedenza un capriolo albino era stato avvistato con la madre e fotografato nel gennaio 2010, nella Valle di San Lucano, Dolomiti Agordine, suscitando un vivo interesse. Spiega Fabio Perco, naturalista e componente del comitato faunistico regionale: «Capisco tutta l'emozione del cacciatore perchè siamo sempre colpiti da animali con manto anomalo. Io stesso ho avvistato un capriolo bianco anni fa e una femmina intera proveniente dal Bellunese è stata donata al Museo di storia naturale di Udine. Nella zona occidentale delle Dolomiti il fenomeno di anomalia genetica si presenta con un certa frequenza in quanto la popolazione degli ungulati è numerosa».
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Il Gazzettino