Tre ore di ritardi. E ventuno treni cancellati. Con ripercussioni, e soprattutto disagi, per quasi 2.500 persone in partenza dalla stazione di Padova. Quest'ultima, infatti,...
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La situazione è tornata alla completa normalità alle 13,05, nel momento in cui è diventato nuovamente percorribile il binario su cui era fermo il mezzo che aveva preso fuoco. Il sinistro, dunque, si è verificato dieci minuti prima delle 7, quando i pompieri sono intervenuti a Dolo in seguito all'incendio di una locomotiva isolata dell'impresa ferroviaria Sistemi Territoriali, proveniente da Marghera e diretta a Rovigo. I vigili del fuoco, però, per lavorare senza correre rischi, alle 7,30 hanno dovuto interrompere l'elettricità anche sugli altri tre binari, compresi quelli riservati all'alta velocità che corrono affiancati alle rotaie della linea "convenzionale" (cioè i convogli più lenti), bloccando quindi anche le "frecce", oltre ai regionali. Alle 9,05, riattivata la corrente, sono ripartiti i treni dell'alta velocità, mentre alle 9,20, è ripreso il traffico su un binario della linea appunto convenzionale, in direzione Venezia, mentre i pompieri fanno proseguito fino alle 13 i lavori per la rimozione dal quarto binario del mezzo danneggiato dall'incendio.
Ilario Simonaggio, segretario generale della Filt CGIL Veneto, ha osservato: «L'orario dell'incidente ha mandato in tilt la circolazione ferroviaria regionale in un orario di punta. I soccorsi partiti da Mestre, per quanto tempestivi, non hanno potuto ridurre gli inevitabili disagi per i viaggiatori. I locomotori, come quello che ha preso fuoco, in servizio a Sistemi territoriali Spa, sono macchine vecchie, ma considerate sufficientemente affidabili, con motori nuovi e revisionate di continuo. Da parte nostra non ci stancheremo di ripeterlo che tutto il parco mezzi ferroviari circolante in Regione ha urgente bisogno di un ricambio e di un ammodernamento. Serve un piano quinquennale di investimenti ferroviari che consenta la sostituzione di buona parte dell'attuale materiale rotabile». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino