Camorra, ecco la commissione

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IL CASO
Adesso è ufficiale: da Roma, ieri, è arrivata la delega del ministero dell'Interno al prefetto Vittorio Zappalorto per nominare una commissione di indagine che analizzi a fondo gli atti della giunta dell'ormai ex sindaco Mirco Mestre. La commissione, composta da tre alti funzionari della pubblica amministrazione (di cui faranno parte anche ufficiali o dirigenti delle forze dell'ordine) avrà tre mesi di tempo per raccogliere ogni informazione utile a stilare una relazione dettagliata che, poi, finirà nelle mani dello stesso prefetto. Zappalorto ha chiesto in particolare a carabinieri, polizia e guardia di finanza di indicare dei nomi di persone idonee a far parte di questo team specializzato. Alla commissione si chiede un compito molto delicato: spulciare qualunque delibera, assegnazione, gara d'appalto alla ricerca di qualsiasi episodio sospetto. In caso di esito positivo, il Comune potrà essere sciolto per condizionamento mafioso. Lo scopo del prefetto, cioè, è quello di capire se i casalesi del boss Luciano Donadio, oltre ad aver manovrato le elezioni, avessero anche realmente ottenuto qualche agevolazione. Il trio di esperti, con ogni probabilità, si metterà al lavoro dopo la settimana di Pasqua, non appena arriverà la nomina ufficiale del prefetto.

LA PROCEDURA
Zappalorto, dovesse trovare elementi probatori del condizionamento mafioso su qualunque procedura, avrà altri quarantacinque giorni di tempo per convocare un comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica in cui esporre le conclusioni della commissione, e poi inviare una propria relazione al Ministero dell'Interno. Lo scioglimento per mafia, a quel punto, potrà essere disposto dal Presidente della Repubblica appunto su proposta del Ministero dell'Interno. Sotto la lente finiranno, ovviamente, tutti quegli atti legati ai vari interessi degli affari di Donadio e soci: principalmente, quindi, legati al settore immobiliare. Probabilmente la commissione vorrà verificare anche gli atti precedenti all'era Mestre, perché il condizionamento potrebbe avere anche radici ben più lontane. Dalle intercettazioni era emerso l'interesse dei casalesi per degli impianti di biogas a Stretti: Donadio e soci, avevano fatto continue pressioni a Mestre perché accelerasse (a agevolasse a loro favore) le pratiche. L'opera, però, non è mai stata realizzata. Mirco Mestre, al momento, è ancora in carcere, dove si trova dal giorno del suo arresto, il 19 febbraio. Il suo legale, l'avvocato Emanuele Fragasso, ha presentato richiesta di convertire la misura con gli arresti domiciliari, ma il tribunale del riesame prima e il giudice per le indagini preliminari poi hanno rigettato l'istanza.

Davide Tamiello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino