Calci e morsi: «Armi speciali»

Calci e morsi: «Armi speciali»
Dopo l'aggressione alla stazione ferroviaria, con quattro poliziotti finiti all'ospedale, per i pugni, i calci e i morsi di un immigrato ghanese, i sindacati di polizia chiedono...

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Dopo l'aggressione alla stazione ferroviaria, con quattro poliziotti finiti all'ospedale, per i pugni, i calci e i morsi di un immigrato ghanese, i sindacati di polizia chiedono rinforzi e dotazioni adeguate, ma anche medaglie per gli agenti feriti. «Mercoledì c'erano solo due volanti in servizio. Se fosse successo di notte, quando capita ce ne sia una sola un episodio simile avrebbe lasciato sguarnita la città -spiega Berardino Cordone, segretario provinciale del sindacato Coisp- Gli agenti hanno ormai paura a fare il loro lavoro. Noi abbiamo tutto da perdere, rischiamo sempre l'avviso di garanzia, addirittura per il reato di tortura. Senza i sistemi moderni di difesa andiamo allo sbaraglio. Ci fosse stato lo spray al peperoncino o il taser si sarebbero evitati quattro feriti. È chiaro a tutti come in un simile contesto diventi difficile parlare addirittura di terrorismo».

«Qualsiasi cosa avvenga attorno al mondo dell'immigrazione è motivo di grande preoccupazione -rilancia dal Sindacato autonomo di polizia il segretario aggiunto, Gino Balbinot- Prima o poi potrebbe succedere qualsiasi cosa. Si tratta spesso di persone stimolate da definizioni che fanno capire loro che non sono bene accetti e per questo a volte si ribellano». Dal Sap, il segretario provinciale Nicola Mancini intanto sottolinea: «Come dovrebbero agire gli agenti a fronte delle regole di ingaggio super garantiste reclamate dal partito dell'anti polizia ed alle prospettive molto vincolanti contenute nel progetto di legge sulle norme anti-tortura?. La disparità di trattamento pesa come un macigno sui nostri interventi». Considerazioni diverse quelle del Silp. Giovanna Gagliardi, segretario nazionale del sindacato della Cgil, sottolinea come agli agenti intervenuti: «Andrebbe data una medaglia, il loro comportamento è stato encomiabile. Si sono spesi in prima persona per evitare che l'arrestato, fuori di sé, potesse farsi del male. Questo nonostante la carenza ormai cronica di personale pesi sull'intero sistema. La polfer di Treviso lavora praticamente con 8 agenti riuscendo a far fronte a tutto con professionalità. Il bilancio dimostra la grande capacità dei colleghi, costretti a lavorare in condizioni molto difficili. Quello che è accaduto deve essere lo spunto per valutare le assegnazioni future». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino