Cala il numero di profughi, diminuiscono i casi di tbc

Cala il numero di profughi, diminuiscono i casi di tbc
IL FENOMENOTREVISO Il numero di profughi ospitati nelle strutture della Marca si sta lentamente riducendo. E di pari passo diminuiscono anche i casi di tubercolosi registrati...

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IL FENOMENO
TREVISO Il numero di profughi ospitati nelle strutture della Marca si sta lentamente riducendo. E di pari passo diminuiscono anche i casi di tubercolosi registrati dall'unità di Malattie infettive del Ca' Foncello, centro di riferimento provinciale. «I casi di tubercolosi erano leggermente aumentati nel periodo di arrivo dei profughi spiega il primario del reparto, Pier Giorgio Scotton ma adesso si sono stabilizzati. Non ci sono epidemie, ma casi singoli che arrivano all'osservazione».

CIFRE E SINTOMI
Ogni anno l'unità di Treviso conta 40 casi di tubercolosi. Solo fino a poco tempo fa si arrivava a una sessantina. I sintomi classici sono tosse, perdita di peso, dolore toracico, febbre e sudorazioni. Parte da una persona malata e si trasmette per via aerea mediante un batterio che si diffonde tramite saliva, starnuti e colpi di tosse. Il batterio in questione può rimanere silente anche per anni. Si sviluppa la tubercolosi quando c'è un abbassamento delle difese immunitarie. I canali di diffusione sono essenzialmente due. Da una parte gli anziani veneti che se la sono presa da piccoli, nei quali spunta quando l'invecchiamento riduce le loro difese. Dall'altra, appunto, i gruppi di stranieri che provengono da Paesi dove è molto diffusa. È su questa fetta che hanno inciso gli arrivi dei richiedenti asilo. Anche perché la tubercolosi è fortemente associata alle condizioni in cui vivono le persone.
LE CAUSE
L'abbassamento delle difese immunitarie può dipendere dal fatto di vivere in condizioni igieniche molto scarse e di soffrire di uno stato di malnutrizione e cattive condizioni generali di salute specifica Epicentro, il portale dell'epidemiologia per la sanità pubblica curato dall'Istituto superiore di sanità i rifugiati che vivono in condizioni precarie sono a rischio molto alto di sviluppare tubercolosi. La necessità di tenere sotto controllo la malattia nei campi profughi e rifugiati, soprattutto in zone dove l'incidenza è già molto alta, costituisce quindi una priorità assoluta. È per questa ragione che nel secolo scorso la tubercolosi fu anche definita come malattia della povertà.
LA SITUAZIONE

Nella Marca non c'è mai stata un'emergenza vera e propria. E adesso, con la riduzione del numero di profughi, il problema si sta ulteriormente ridimensionando. Fermo restando che la tubercolosi continua a esistere e non è mai scomparsa. I casi nei bambini sono piuttosto rari: «A Treviso se ne contano due o tre all'anno» rivela Scotton. L'ultimo risale allo scorso luglio, quando una bambina di 5 anni, nata in Italia da una famiglia di origine straniera, sviluppò la malattia a quanto pare dopo essere stata contagiata da un parente non stretto, arrivato nella Marca tempo fa, che con ogni probabilità era tornato a manifestare la tubercolosi dopo essere stato contagiato da bambino. L'Usl rispose sottoponendo a screening gli insegnanti e i compagni di classe dell'asilo che la piccola frequentava a Treviso. In tutto 25 persone. In quell'occasione non emersero nuovi casi. E l'allerta fu chiusa.
M. Fav.
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Il Gazzettino