Sotto pressione per il Brexit, ma guardando più ai propri portafogli il 20% di disoccupati, debito privato alle stelle, salari da miseria e indignati per una...
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Un'ipotesi allo stato possibile solo in cambio della testa dello stesso Rajoy, che dovrebbe rinunciare per cedere il passo a una personalità politica super partes, o comunque accettabile per i socialisti e la destra moderata di Ciudadanos. Tra i popolari circolano da settimane i pronostici sui possibili successori, fra i quali la presidente della comunità di Madrid, Cristina Cifuentes, che già governa da oltre un anno con l'appoggio esterno di Ciudadanos. Il sorpasso mancato da Podemos lascia sulle spalle del Psoe la responsabilità di essere l'ago della bilancia per le possibili alleanze a destra. La somma di socialisti e Unidos Podemos non ha raggiunto la maggioranza assoluta dei 176 seggi del Parlamento anche se resterà difficile per il Psoe continuare a voltare le spalle a Podemos.
Per questo il leader col codino, che ha un fiuto formidabile per i cambiamenti, ha continuato a tendere la mano al Psoe e riscattato in campagna l'ex premier socialista Rodriguez Zapatero come «il migliore presidente che la Spagna abbia mai avuto». In antitesi a Felipe Gonzalez, esponente della vecchia guardia, che ha ripetuto che il partito socialista non può essere socio di governo di «populismi pseudo di sinistra favorevoli alla rottura» del paese. L'uscita di scena di Rajoy e di Sanchez dicono fuori dai denti in casa socialista spianerebbe la strada a un governo di alleanza di emergenza nazionale, garanzia contro lo spettro di potenziali terze elezioni.
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Il Gazzettino