C'è una prima volta a 96 anni: Zeffirelli e Traviata all'Arena

C'è una prima volta a 96 anni: Zeffirelli e Traviata all'Arena
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L'APPUNTAMENTO
«Amo tutto della Traviata. Violetta è l'immagine perfetta della donna di oggi e di sempre. Passando una giornata con lei assaggi tutti i sapori della femminilità». Sembrano non finire mai i sogni e le sfide per Franco Zeffirelli, che il prossimo giugno celebrerà il primo incontro, da tanto tempo atteso, tra l'amatissimo capolavoro di Verdi e un altro dei suoi più grandi amori, l'Arena di Verona. Un nuovo allestimento pensato già dal 2008, con regia e scenografie dalla complessa gestazione, che il 21 giugno aprirà l'Opera Festival 2019, con repliche fino a settembre.

Ieri mattina, sotto un sole quasi primaverile, Zeffirelli nella sua splendida casa-museo di Roma non poteva certo mancare alla presentazione di quello che sarà per la sua Traviata, opera a lungo frequentata (8 celebri allestimenti, tra cui quelli storici del 58, quando l'affrontò per la prima volta a Dallas con Maria Callas, e del 64 alla Scala con la direzione di von Karajan), un debutto imperdibile e al tempo stesso una preziosa opportunità di lasciare alle future generazioni la summa di tutte le riflessioni, gli studi e le suggestioni legati al titolo verdiano.
UN VERO DEBUTTO
Con le sue piccole cagnoline Dolly e Blanche sempre intorno («spendo con loro il tempo più prezioso», sussurra), il maestro, 96 anni compiuti ieri, non si è risparmiato, nonostante la grande fatica: troppo importante è il progetto che lo riporta trionfante sul palco immenso dell'Arena, dove è stato protagonista con Carmen e Aida, Turandot e Madama Butterfly, Il Trovatore e Don Giovanni, ma mai con Traviata. Se in questa prima volta ancora non si sa chi sarà Violetta, quello che invece è certo è che il pubblico godrà di uno spettacolo colossale. Sarà una Traviata sontuosa, insieme nuova e tradizionale, emblema del lungo pensiero del maestro sul contesto, la storia e i personaggi, che avrà anche qualche autocitazione, come il sipario all'aperto (la cui invenzione risale al 95 in occasione della Carmen) e la presenza del letto originale usato nella versione cinematografica dell'opera firmata nel 1983.

Del resto per Zeffirelli il capolavoro di Verdi è da sempre il terreno su cui misurare la sua geniale creatività, nell'urgenza di regalare al pubblico qualcosa di sublime e di perfetto, che possa pienamente rispettare lo spirito originale dell'opera. Oltre ad aver radunato attorno a sé per questo progetto tutti i suoi più stretti collaboratori (tra cui il vice direttore artistico Stefano Trespidi e Maurizio Millenotti, che curerà i costumi), il regista toscano ha anche ritrovato una affettuosa amicizia, quella con Cecilia Gasdia, sovrintendente e direttore artistico della Fondazione Arena di Verona, oggi visibilmente emozionata di stare ancora accanto al suo maestro. «Questo spettacolo -ha concluso la sovrintendente Gasdia - è il coronamento di un sogno che Zeffirelli coltiva da più di 10 anni, ma anche del mio sogno. Ho lavorato tutta la vita con lui come cantante e questa è la mia occasione di restituirgli un dono e rendergli omaggio».
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Il Gazzettino