Burkini, divieti bocciati in Francia

Burkini, divieti bocciati in Francia
Vietare il burkini sulle spiagge francesi è illegale, peggio, «costituisce una violazione grave della libertà di movimento, della libertà di coscienza e della libertà...

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Vietare il burkini sulle spiagge francesi è illegale, peggio, «costituisce una violazione grave della libertà di movimento, della libertà di coscienza e della libertà personale»: la sentenza del Consiglio di Stato, arrivata ieri pomeriggio dopo settimane di polemiche e multe sulle spiagge della Costa Azzurra, non poteva essere più chiara. Ma non basta. Contro la decisione della più alta autorità amministrativa di Francia, che sconfessa di netto la posizione del premier Manuel Valls, si organizza un fronte di sindaci irriducibili, per i quali i burkini “no pasaran”.

E se lo stato di diritto dice il contrario, allora – come ha dichiarato ieri pomeriggio la direzione del partito conservatore dei Republicains - si «cambierà il diritto». Sollecitato da un esposto della Lega dei Diritti Umani e dal Collettivo contro l'islamofobia, il verdetto del Consiglio di Stato sospende l'ordinanza firmata il 5 agosto da Lionnel Luca, sindaco di Villeneuve-Loubet, che vietava alle donne si esibirsi troppo vestite al mare. Agli altri comuni, oltre trenta, tra cui Nizza e Cannes, che hanno emesso lo stesso divieto balneare, non resta ora che ritirare spontaneamente le ordinanze o attendere che vengano sospese dai locali tribunali amministrativi. Ma l'affare non è chiuso. Lionnel Luca ha subito reagito annunciando che lui l'ordinanza non la ritira, e che è pronto, col suo partito «e con tutti quelli cui sta a cuore una certa idea della Francia» a presentare entro settembre una proposta di legge all'Assemblée Nationale. «La giustizia è resa in nome del popolo francese, ma sono i rappresentanti del popolo francese che fanno la legge» ha detto Luca. Decisi ad applicare le loro ordinanze fino all'ultimo, anche il sindaco di Touquet (a nord) Daniel Fasquelle, e gli amministratori del Fronte nazionale, come David Rachline a Fréjus e Etienne Lansade a Cogolin.

I giudici del Consiglio di Stato però riportano chiaramente all'ordine i sindaci proibizionisti sul burkini: «Se il sindaco è incaricato di vegliare all'ordine pubblico – scrivono – deve conciliare la sua missione col rispetto delle libertà garantire dalla legge». Qualsiasi divieto sulle spiagge può essere giustificato soltanto se serve a garantire «l'accesso alla riva, la sicurezza dei bagni, l'igiene o la decenza»: difficile far rientrare in queste categorie un costume da bagno, per quanto copra braccia e gambe. Inutile anche appellarsi ai tempi che corrono, al «contesto» generale dopo gli attentati: «L'emozione e le preoccupazioni provocate dagli attentati terroristi, in particolare quello commesso a Nizza il 14 luglio – scrivono i giudici – non giustificano legalmente queste misure di divieto». Per quanto i sindaci possano essere indispettiti, l'avvocato del comune di Villeneuve-Loubet, Olivier Suarès non ha potuto che prendere atto della sentenza: «La misura è sospesa, i poliziotti non possono più fare contravvenzioni per il burkini. Le donne multate potranno contestare le ammende». Ma la destra dei Republicains non intende rassegnarsi. Diversi deputati hanno annunciato un prossimo progetto di legge in parlamento per vietare il burkini a livello nazionale. Laurent Wauquiez, nuovo segretario dei Republicains dopo le dimissioni di Sarkozy, ormai candidato alle primarie per le presidenziali, ha dichiarato che «lo stato di diritto non è adatto alle circostanze». Dura anche Marine Le Pen: «per lottare contro il comunitarismo, per proteggere le donne, per affermare la laicità e il nostro stile di vita, spetta al legislatore agire». La pressione è ora forte sul premier Valls, che da subito ha appoggiato i sindaci anti-burkini, provocando profondi malumori nella sinistra socialista e dentro al suo governo.
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Il Gazzettino