BUFFON AL PASSO D'ADDIO

BUFFON AL PASSO D'ADDIO
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IL PERSONAGGIO
Lasciamoci così perché un legame resterà sempre. Se Gigi Buffon avesse potuto mettere la colonna sonora per accompagnare l'ultima conferenza stampa da capitano della Juventus, probabilmente avrebbe scelto Pregherò, di Giorgia, il cui ritornello sembra scritto su misura per descrivere una storia iniziata 17 anni fa e che domenica scriverà la parola fine.

«Nel 2001 hanno preso un talento straordinario, se ora è diventato un campione è perché la Juve ha fatto sì che accadesse. Se a 40 anni sono ancora qui, è solo merito della mentalità di questo club», le parole del portiere.
ULTIMO ATTO
Ieri a Vinovo è stato scritto l'ultimo capitolo di un lungo romanzo che potrebbe avere un'appendice dopo Juve-Verona di domani, giorno dei festeggiamenti per il 7° scudetto di fila, accompagnati dalla commozione per l'addio del capitano. Che lascerà la Juve ma (forse) non il calcio: «Fino a 15 giorni fa era risaputo che avrei smesso, ma sono arrivate proposte stimolanti. Dopo qualche riflessione, la prossima settimana prenderò la decisione» ha spiegato. Uniche certezze, non vestirà la maglia di un'altra squadra italiana né andrà a giocare in campionati ricchi, ma periferici, se decidesse di continuare: «Proposte italiane? Solo belle favole. Estero? Di certo non voglio chiudere la carriera in campionati di 3ª o 4ª fascia perché sono un animale da competizione».
STOP AZZURRO
Anche la nazionale è un capitolo chiuso: «Se ero un problema 3 mesi fa, figuriamoci ora. E poi l'Italia ha grandi e giovani portieri che devono fare esperienza». La sua ultima stagione è stata diversa. «Un anno snervante e stancante e c'era qualche perplessità per lo scudetto dopo il ko col Napoli. Dovevamo capire se eravamo ancora noi e per l'ennesima volta abbiamo risposto alla grande». Più ancora del ko firmato da Koulibaly, a far discutere è stato lo sfogo di Madrid che ha indotto l'Uefa ad aprire un'inchiesta: «Ancora oggi non ho capito quell'espulsione e per quanto riguarda le mie parole, è evidente che abbia trasceso e mi dispiace, perché in 23 anni di Champions non ero mai stato espulso. A mente fredda, se avessi visto l'arbitro l'avrei abbracciato e gli avrei chiesto scusa, confermando però il mio pensiero».
NO A RUOLI FEDERALI
SuperGigi esclude per ora ruoli in federazione: «L'interessamento m'inorgoglisce, ma devo essere pronto a farlo nel migliore dei modi perché sento forte la responsabilità». La stessa che l'ha indotto a lasciare la Juve: «Ma non dite che con me si chiude un ciclo, vorrebbe dire non aver capito nulla della Juve. Credo di essere stato una parte importante ma anche una piccola parte rispetto alla famiglia juventina. Di cui farà parte fino alla fine, per citare lo slogan caro al popolo bianconero.

Carlo Repetto
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Il Gazzettino