BRASILIA - Non si placa la tensione a Brasilia, il giorno dopo le massicce e violente

BRASILIA - Non si placa la tensione a Brasilia, il giorno dopo le massicce e violente
BRASILIA - Non si placa la tensione a Brasilia, il giorno dopo le massicce e violente proteste anti-governative, terminate con 49 feriti, sette arresti e numerosi atti vandalici...

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BRASILIA - Non si placa la tensione a Brasilia, il giorno dopo le massicce e violente proteste anti-governative, terminate con 49 feriti, sette arresti e numerosi atti vandalici contro il patrimonio: il presidente della Repubblica, Michel Temer, ha dapprima firmato e poi revocato un decreto che autorizzava l'uso delle forze armate per difendere gli edifici pubblici dai manifestanti, facendo subito pensare ai tempi della dittatura militare (1964-1985).

Il capo di Stato è sembrato costretto a tornare sui suoi passi dopo aver ricevuto dure critiche dall'opposizione, ma anche dalla maggioranza e persino dal potere giudiziario. «Spero che la notizia non sia vera», aveva subito commentato il giudice della Corte suprema, Marco Aurelio. Mentre persino il capogruppo al Senato del partito di Temer, Renan Calheiros, ha definito «al limite dell'assurdità» la scelta di ricorrere all'esercito per evitare le proteste.
Intanto ieri mattina un allarme bomba, poi risultato falso, al ministero del Lavoro ha costretto all'intervento degli artificieri e all'evacuazione immediata dell'edificio.
L'altro ieri le sedi dei ministeri dell'Agricoltura, della Pianificazione e della Cultura avevano registrato principi di incendio, probabilmente appiccati da alcuni dimostranti incappucciati che, oltre a gettare molotov, hanno anche rotto molte vetrate e saccheggiato vari uffici.
I cortei contro Temer - nei confronti del quale la settimana scorsa è stato aperto un fascicolo di inchiesta per corruzione e ostruzione alla giustizia - erano cominciati in maniera pacifica. Secondo uno dei sindacati organizzatori, Cut, c'erano 200mila persone: una concentrazione che non si vedeva dai tempi dell'impeachment del presidente Fernando Collor de Mello nel 1992, ricordano alcuni osservatori.
Più modesti i calcoli della polizia militare, per la quale in strada c'erano 35 mila persone.
Dopo un inizio tranquillo, con slogan e striscioni come Fuori Temer e Occupiamo Brasilia, la situazione è però degenerata: i black-bloc sarebbero entrati in azione e le forze dell'ordine hanno risposto con gas lacrimogeni e granate stordenti. Alcuni agenti - riferiscono i media locali - avrebbero usato anche armi da fuoco.

La crisi politica e istituzionale è così grave che, per molti analisti, un'uscita di scena di Temer è ormai inevitabile.
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Il Gazzettino