Un sequestro a Castelguglielmo, l'altro ad Arquà Polesine eseguiti dai carabinieri del Nas negli allevamenti riconducibili a Enrico Menesello, 50 anni, di Pernumia, Padova....
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Imponenti i risultati conseguiti con questa tornata di accertamenti: 16 allevamenti sequestrati in varie province di tutta Italia, da Bergamo a Verona, con oltre 4mila capi di bestiame sequestrati, 80mila litri di latte ai quali sono stati apposti i sigilli, così come a centinaia e centinaia di confenzioni di farmaci veterinari. Beni per un valore complessivo stimato in 30 milioni circa di euro. Un quadro nel quale il Polesine entra, ma sino a un certo punto.
La terra tra i due fiumi infatti si distingue nettamente dall'ipotesi investigativa principale. I Nas non sono arrivati qui per problematiche legate al latte. A quanto trapela degli accertamenti nel corso delle intercettazioni telefoniche che vedevano gli inquirenti alle prese con il «doping da latte» è emerso un secondo filone. Tutto polesano. Riguardante non i bovini da latte, ma quelli da ingrasso. O, per dirla brutalmente ma chiaramente, da macello. In questo caso allora il trattamento con i farmaci avrebbe avuto lo scopo di aumentare il peso dell'animale, portando così al massimo livello la quantità di carne che è possibile ricavare da ogni esemplare. Il tutto, ovviamente, per aumentare il guadagno che è possibile trarne. Pare che a questo scopo venissero impiegati farmaci provenienti dalla Spagna, non utilizzati in maniera consona alle prescrizioni di legge.
Anche la procedura seguita dagli investigatori nel corso degli accessi è stata quindi peculiare. Laddove in tutti gli altri allevamenti visitati i carabinieri hanno infatti prelevato campioni di latte per inviarli alle Ulss di competenza per le analisi di rito, ad Arquà Polesine e a Castelguglielmo il lavoro è stato diverso. Qui i campioni hanno riguardato il sangue e le urine degli animali. Evidentemente allo scopo di capire se e a quali trattamenti farmacologici fossero stati sottoposti. Prelevati anche campioni di pelo, pure questi ritenuti utili a questo fine. Per conoscere i risultati delle analisi sarà necessario un pò di tempo. Come detto comunque il versante polesano dell'inchiesta appare abbastanza a sè stante rispetto al corpus dell'indagine principale. Quest'ultima è stata portata avanti dalla Procura di Brescia a partire dal mese di aprile. Gli inquirenti hanno lavorato all'ipotesi di un vasto traffico illecito di farmaci privi di prescrizioni e introdotti illegalmente in Italia, utili a fare lievitare sino al 20% la quantità di latte che ogni animale poteva produrre. Gli indagati, secondo le prime indiscrezioni, sarebbero oltre una ventina.
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Il Gazzettino