Nell'era planetaria dell'integrazione impartita urbi et orbi, capita di ascoltare un processo nel quale una moglie viene accusata dal marito, entrambi africani e di confessione...
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Il protagonista di un incredibile processo svoltosi ieri in tribunale a Belluno, è un 40enne, di professione suonatore (di jazz), da molti anni residente a Feltre. È accusato di maltrattamenti alla moglie, oggi ex, e alla figlia. Pantaloni a vita bassa, che lasciavano fuori mezzo fondoschiena di notevole stazza, l'uomo, tutto treccine e furore, si è reso protagonista di un vero show durante il quale ha tentato di convincere il pubblico ministero, Simone Marcon, che «non è giusto che sia uno zio ad accompagnare la sposa all'altare se il padre è ancora in vita». Al comprensibile tentativo del magistrato di capire meglio il concetto, l'uomo ha alzato ancor di più i decibel ripetendo le stesse cose. Ed qui è capitato l'imponderabile: la solitamente imperturbabile presidente del tribunale, Antonella Coniglio, si è alzata di scatto, ha dichiarato la sospensione del processo e se n'è andata, sbattendo la porta. Al rientro, dopo pochi minuti, ha rinviato il processo, invitando il difensore, Roberto Veroi di Treviso, a preparare meglio il proprio assistito prima di riportarlo in un'aula di tribunale.
Una storia nella storia.
Limpida, invece, la deposizione della donna che ha raccontato con linearità le vessazioni subite, sia verbali che fisiche nel periodo tra il 2009 e il 2015. Alla fine lei decise di andarsene: a far traboccare il vaso fu l'ultima aggressione, scaturita perché lei, portatrice di iella, le aveva lavato i vestiti con il detersivo dei piatti. L'altro era finito. Si torna in aula il 23 febbraio 2018. C'è tempo per riflettere.
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Il Gazzettino