BORCA DI CADORE L'Istituto Ladin de la Dolomites di Borca chiude dopo 17 anni

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BORCA DI CADOREL'Istituto Ladin de la Dolomites di Borca chiude dopo 17 anni di attività. Dal primo di dicembre la sede, ospitata nel palazzo dell'Unione montana della Val Boite,...

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BORCA DI CADORE
L'Istituto Ladin de la Dolomites di Borca chiude dopo 17 anni di attività. Dal primo di dicembre la sede, ospitata nel palazzo dell'Unione montana della Val Boite, ha chiuso i battenti ed i quattro dipendenti, il direttore Ernesto Maioni ed i collaboratori Sabrina Menegus, Gianpiero Ponti, Cinzia Vecellio Mattia hanno concluso il loro rapporto di lavoro con l'ente. Nato nel 2003 su iniziativa delle Unioni ladine delle vallate dell'Agordino, Zoldo, Cadore e Comelico in accordo con la Provincia, l'Istituto ha iniziato a operare con i finanziamenti della legge statale sulle minoranze linguistiche, la 482 del 1999, facendo riferimento alla normativa che prevede l'apertura di sportelli linguistici nei Comuni di minoranza.

MINORANZE LINGUISTICHE
Grazie all'attività delle Unioni ladine delle vallate, tutti i Comuni della parte alta della Provincia di Belluno si sono dichiarati di lingua ladina e quindi la Provincia nel 2001 aveva riconosciuto con delibera del Consiglio provinciale i confini del territorio della minoranza ladina. E dall'inizio dell'attività dell'Istituto la Provincia ha fatto da tramite con il Ministero per la presentazione dei progetti e l'ottenimento dei finanziamenti che consentivano l'attività dell'Istituto ladino, in particolare lo stipendio dei dipendenti. Per una decina d'anni l'Istituto è cresciuto in iniziative ed in credibilità nei confronti del mondo culturale, sia con gli altri Istituti, quello di Colle Santa Lucia, Cesa de Jan, sia con quelli di Badia, Gardena e Fassa, ma anche con la Filologica friulana, e con alcuni professori delle Univarsità di Udine e di Padova.
LE ATTIVITÀ SFUMATE
Nella presentazione che faceva sul proprio sito, era scritto: «L'attività dell'Istituto si è articolata nell'edizione di una rivista scientifico-culturale Ladin, e di opere librarie ed audiovisive; nella produzione di trasmissioni radiotelevisive; nell'organizzazione di un concorso musicale; nell'organizzazione, in collaborazione con istituti universitari ed altri enti, di corsi di formazione per il personale degli enti locali; nella fornitura di consulenza linguistica agli enti pubblici ed ai privati; nella fornitura di personale qualificato agli enti locali per l'apertura di sportelli linguistici. L'Istituto gestisce presso la propria sede una biblioteca intitolata al dialettologo professor Enzo Croatto, altamente specializzata in lingua, cultura, folklore, storia e geografia dei paesi ladini, aperta al pubblico ed inserita nel servizio di interprestito provinciale».
TAGLIO AI FINANZIAMENTI
Ma dopo una decina d'anni, causa soprattutto la diminuzione dei finanziamenti della legge 482, l'azione dell'Istituto ladino sul territorio è andata diminuendo ed in particolare il rapporto con le Unioni ladine si è esaurito e l'attività si è ridotta soltanto al mantenimento del personale nei 4 sportelli linguistici. Negli ultimi sei anni le difficoltà economiche sono sempre più aumentate e da alcuni mesi la Provincia ha chiuso il suo rapporto con l'Istituto ladino. Ma a questa chiusura non si rassegnano le Unioni ladine. Nella recente assemblea della Federazione è stata espressa la volontà di avere un punto di riferimento culturale per il coordinamento delle attività che vengono svolte nelle vallate ladine e per avere contatti con altri Istituti e gli ambienti universitari che studiano le lingua minoritarie.
SOLUZIONE CONDIVISA

Prossimamente ci sarà un incontro con la Provincia per valutare il modo di rifondare un Istituto culturale ladino in accordo tra le Unioni ladine della vallate di Agordino, Cadore, Zoldo e Comelico, per poter ridare slancio alla cultura ladina della parte alta della provincia di Belluno. Il consigliere delegato della Provincia per le minoranze linguistiche, Franco De Bon, ha manifestato la disponibilità per affrontare la questione e trovare una soluzione condivisa.
Lucio Eicher Clere
© riproduzione riservata
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Il Gazzettino