Bloccato in Russia per l'adozione, la politica scende in campo a sostegno di Manarin

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SAN QUIRINO - Odesio Manarin è arrivato a Mosca. L'operazione-vicinanza messa in piedi dal consolato italiano ha avuto successo, e ora il comandante dei vigili urbani di San...

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SAN QUIRINO - Odesio Manarin è arrivato a Mosca. L'operazione-vicinanza messa in piedi dal consolato italiano ha avuto successo, e ora il comandante dei vigili urbani di San Quirino, accusato di aver malmenato a Volgograd il bambino di nazionalità russa di 8 anni che stava per adottare, attende la prima udienza. Stando a quanto trapela da Mosca, la stessa dovrebbe tenersi già oggi. Nel frattempo, dialogando con i contatti sanquirinesi, Manarin ha ammesso di essere «molto preoccupato» per la situazione. Dall'Italia, invece, si sta mobilitando anche la politica. È in particolare il senatore pordenonese del Pd, Lodovico Sonego, ad aver preso contatti con il consolato italiano a Mosca, nel tentativo di mediare con le autorità russe. Ma tutto dipenderà dall'esito della prima udienza alla quale sarà sottoposto il 52enne nato a Vajont. La notizia, dopo essere giunta in Italia, ha iniziato a trovare ampio spazio anche sulla stampa russa. Si legge, ad esempio, di un risentimento delle autorità moscovite causato dalla fuga di notizie riguardanti le sorti del cittadino italiano, a cui sin dal momento del fermo è stato ritirato il passaporto. E sempre sulla stampa russa, poi, appare chiaro il destino di quel procedimento d'adozione che vede impegnata la famiglia Manarin ormai da anni. «Le autorità del distretto centrale di Volgograd - si legge infatti sui principali giornali russi - hanno già preso la decisione di ritirare il ragazzo dall'accoglienza familiare, e stanno intraprendendo le azioni necessarie a sancire l'abolizione dell'adozione». Una porta che sembra chiusa in faccia a Odesio Manarin, che si allontana sempre di più da quel bambino di otto anni che lottava per adottare. In parallelo, poi, c'è il filone penale. Il comandante dei vigili urbani di San Quirino, infatti, è accusato di aver violato l'articolo 116 del codice penale russo, che parla apertamente di «percosse». Infine il nome del testimone che ha «pizzicato» Manarin sul fatto: si tratta di Michael Muzraev, alto funzionario delle autorità militari russe. Avrebbe visto il comandante di San Quirino «colpire più volte» il bambino. Una versione duramente contestata dallo stesso Manarin, che si difenderà sostenendo di aver solamente richiamato il bambino russo di otto anni.

Marco Agrusti

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Il Gazzettino