Black Mirror specchio del futuro digitale

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SERIE TV
PORDENONE (mbt) La distopia da sempre è il genere che meglio traduce la realtà e Black Mirror è forse la serie che più lucidamente ci ha restituito una riflessione sociologica sugli effetti della tecnologia. Chi ha approfondito il tema è Fabio Chiusi, scrittore e studioso della società tecnologica, autore di un energico libro dal titolo Black Mirror (DeAPlaneta Editore), introdotto ieri allo Spazio ItasIncontra da Sergio Maistrello. «La distopia oggi è una chiave molto usata per interpretare il mondo da molti punti di vista e Black Mirror lo fa magistralmente soprattutto lì dove la metafora è politica». La serie mostra le conseguenze di un mondo totalmente tecnologizzato, inevitabilmente sottoposto al controllo. I temi affrontati da Chiusi sono diversi, l'amore, la morte, la paura, il rapporto della tecnologia con la verità: «In tal senso la serie tv mette in luce una verità molto precisa, ovvero utilitaristica: tutte le cose devono essere misurabili per cui l'uomo non è altro che l'insieme dei suoi dati, questa è la verità per una macchina. Va da sé che la questione è più complessa e la tecnologia non può darci risposte. Se ci pensiamo bene, la tecnologia ha una visione parziale, oltre che triste e tragica. Pensiamo per esempio a chi affida a un algoritmo la possibilità di una verità sentimentale, se due persone possono o meno innamorarsi». Il libro affronta i principali temi su cui potrebbe reggersi o venire meno il nostro futuro: «La stessa idea di democrazia quale dittatura minoritaria, governata da qualcun altro è molto interessante. Pensiamo alla puntata del pupazzo Waldo. Anche l'idea di morte è molto interessante, Black Mirror propone un concetto molto ambiguo, fa riflettere. Allude alla vita eterna, ma nel momento in cui c'è il per sempre, c'è anche qualcosa che non appartiene all'umano».

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Il Gazzettino