Bitcoin in droga: così facevano i soldi

Bitcoin in droga: così facevano i soldi
BORGO VALBELLUNAAveva messo a frutto le sue competenze informatiche e quelle del lavoro da postino che svolgeva ufficialmente. Unendole avrebbe messo su un maxi-giro di spaccio di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
BORGO VALBELLUNA
Aveva messo a frutto le sue competenze informatiche e quelle del lavoro da postino che svolgeva ufficialmente. Unendole avrebbe messo su un maxi-giro di spaccio di vari tipi di droga in Valbelluna (anfetamina e marijuana, ma anche mdma, ovvero ecstasy, speed e ketamina). L'acquistava sul dark web, ovvero il mondo sotterraneo di Internet (una parte di web che non è indicizzata da motori di ricerca). Pagava attraverso bitcoin, ovvero la moneta virtuale non tracciabile. Lo stupefacente infine arrivava in plichi postali e poi veniva detenuto in gran parte in una casa di Trichiana in via Cavassico Inferiore. I dettagli delle indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo sono stati resi noti ieri in una conferenza stampa al comando provinciale a Belluno. L'operazione Narcoweb ha permesso di smascherare i referenti della rete di spaccio, la prima in provincia con bitcoin investiti in droga. Tutto è iniziato un anno fa circa quando ci furono degli arresti: Gino Zago, 31enne trichianese, che lavora per un corriere espresso che opera per Poste Italiane, e il pugliese 41enne residente a Trichiana, Alessandro Rizzo, che lavora per Poste italiane. Nell'inchiesta è finito anche Manuel D'Arrigo, 26enne residente a Lentiai che avrebbe detenuto e spacciato la droga.

LE INDAGINI
«Partendo dal sequestro di 265 grammi di anfetamina in un pacco fermato al centro di smistamento a Francoforte - ha spiegato ieri il comandante del Nucleo Investigativo, maggiore Marco Stabile - è stato scoperto un traffico gestite da un valbellunese, che con le sue elevate conoscenze informatiche riusciva a acquistare dall'estero e piazzare la droga attraverso ignari fattorini». I corrieri che, a loro insaputa, consegnavano i pacchi con la droga venivano reclutati sugli annunci di ricerca di lavoro pubblicati sui giornali. Il capo, Zago, si sarebbe spacciato per il titolare di una azienda reale di corriere espresso. A fronte di 20-35 euro, a seconda della distanza effettuavano le consegne. Portavano il pacco all'indirizzo indicato a un fantomatico destinatario a un indirizzo di case disabitate. Due corrieri identificati: un giovane straniero e un 70enne bellunese. Per loro non ci sono conseguenze penali. La svolta nell'indagine arriva con l'intercettazione dell'attività di spaccio in strada, nell'area di sosta del Parco Trichianesi nel Mondo. «Abbiamo fermato due giovani - ha spiegato il maggiore - che erano in possesso di anfetamina da lì, tramite la nostra attività, siamo risaliti al presunto pusher».
LA DROGA

Nel blitz dei carabinieri vengono sequestrati in tutto: 275 grammi di anfetamina, 1 chilo di marijuana, computer e soldi (4300 2uro, 2 dollari e 0,1102 bitcoin). «L'indagato - ha detto il comandante Stabile - era sconvolto in particolare per il computer, era un pezzo di lui del valore di oltre 5mila euro, assemblato con i migliori componenti». In quel computer c'erano tutti i segreti del suo lavoro e non si esclude che il genio informatico sia riuscito a intervenire cancellando operazioni in bitcoin, anche dopo il sequestro, mentre era ai domiciliari. Il mondo sommerso del web è stato spiegato ieri dal maresciallo Gianluca Longhi, che ha indagato sul caso: «Solo il 4% di Internet è rappresentato da quello che vediamo, il resto è Deep web. Gran parte è occupato da reti inaccessibili di banche e aziende (il 90%) e il 6% è Dark web».
Olivia Bonetti
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino