Bisogna spingere la memoria negli archivi del crimine più abbietto per rintracciare precedenti alla storiaccia del vice primario anestesista all'ospedale di Saronno, un medico in...
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I dialoghi, i pensieri, i progetti racchiusi tra le virgolette dei verbali e nei brogliacci fanno rabbrividire perché la Taroni, tra un selfie guancia nella guancia e l'altro col suo innamorato, metteva il gioco la stessa vita dei figlioletti salvati da un moto di vigliaccheria: No, i figli no. E lei: Per il nostro amore farei questo e altro. E dell'altro c'era e consisteva nel parlare dei delitti col figlio di undici anni: A tua nonna e a tua zia non è facile, a meno che tu non gli faccia tagliare i fili dei freni e tiri via l'olio... ma tu non puoi farlo. Non ancora, evidentemente perché il ragazzino, al telefono, si esprime già come un serial killer: Non sai quanto le nostre menti omicide messe insieme siano così geniali.
Quelle donne si sono salvate anche grazie a circostanze, diciamo, collaterali: Una volta che ce ne fossimo liberate che ne avresti fatto? Da noi l'umido passa una volta alla settimana. In campagna non abbiamo neppure più i maiali. E poi sono grasse, grasse.... Sentire oggi che la signora dal camice bianco che immaginava stragi in famiglia e al lavoro per soddisfare i miraggi omicidi dell'anziano amante, sentire che in carcere prova disagio, procura un sottile conforto che non sa di vendetta ma di precauzione minima e imperativa. Saperla rinchiusa rassicura. Ci sono tredici indagati, per il momento. Altri personaggi potrebbero aggiungersi già nelle prossime ore. Sono persone dell'ambiente ospedaliero di Saronno, tra i quali, nel silenzio degli altri, si iscrive anche il gesto di una infermiera coraggiosa, una figura determinante nell'avvio dell'inchiesta, che ha denunciato ai carabinieri i suoi sospetti su quei decessi di malati con bassa aspettativa di vita, curati, si fa per dire, da quell'affabile Angelo della morte, com'egli stesso si definiva, generoso con se e con gli altri nell'elargizione di psicofarmaci ad altissimo rischio. Insomma, Cazzaniga, dice ora un suo collega, faceva uso di psicofarmaci e li somministrava generosamente per accelerare gli ultimi passi. Possibile, è la domanda che indigna e inquieta insieme, che non vedessero ciò ch'era sotto i loro occhi? Sarebbe bastato ascoltarlo nelle sue vanterie, il dottor Morte, che esibiva il mio procollo e lo applicava senza ritegno. Lui, in superba solitudine, decideva la sentenza.
A un certo punto, quando s'accorge che ci sono indagini che lo riguardano, il dottore che legge e ama Sofocle parla con l'amante: Potrei essere accusato di omicidio volontario?. Macché lo rassicura lei: L'eutanasia è un'altra cosa. E se ne convince, rallegrandosene: Senza i cadaveri non hanno prove. E i cadaveri non ci sono più. Bisogna andare oltre il raccapriccio, bisogna capire. Esiste ormai una catena di episodi di gravità simile a Livorno, a Lugo, a Sant'Angelo Romano e altrove. Addetti alle cure che decidono della vita e della morte di pazienti loro affidati. Con ostentata impunità, quasi protetti da una legge divina che attribuisce facoltà sovra naturali questi attori della Banalità del male creano palcoscenici di morte utilizzando come velo di protezione l'indifferenza che non di rado circonda pazienti lasciati a sé stessi, parcheggiati su letti precari in attesa del respiro della fine.
Le responsabilità del personale di Saronno, medici e dirigenti, sono comunque gravi al di là delle singole attribuzioni dei reati di cui risponderanno: sono imputati di fronte al giuramento di Ippocrate per colpevole indifferenza e miopia, per abbandono del senso obbligatorio di umanità di cui l'ospedale dev'essere la cattedrale inviolabile. In quei luoghi devono poter abitare solo angeli veri perché i demoni, padroni da una vita e di una morte di cui nessuno può disporre, devono essere scacciati dal tempio della cura e della misericordia. Dove il malato viene prima della malattia, sempre e comunque. Chi soffre, chi è malato è perciò stesso intoccabile, inviolabile nella sua dignità perché l'offesa della malattia lo consegna al rispetto amoroso di chi sta bene.
L'anestesista avviandosi in carcere sorretto dai carabinieri ha chiesto di recuperare dal suo armadietto un libro sui filosofi greci, la sua passione. Che se lo legga bene: non gli mancheranno il tempo e il luogo.
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Il Gazzettino