Biennale, al Padiglione Venezia De Lucchi espone i suoi progetti

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ARCHITETTURA
«Per affrontare le odierne sfide nel mondo, il semplice sapere è insufficiente. Ripensare a uno spazio possibile e migliore in cui le persone possano tornare a interagire implica sapere come usare il sapere. Economia del bello e armonia della complessità guidano oggi più che mai questa tendenza». E proprio facendosi interprete di tale missione, il Padiglione Venezia ai Giardini della Biennale risponde al quesito generale posto da Hashim Sarkis a ispirazione della 17ma Esposizione internazionale d'Architettura di Venezia, in programma dal 22 maggio prossimo al 21 novembre 2021: Come vivremo insieme? (How we will live together?). Quest'anno, il progetto principale che anima le sale del padiglione curato da Giovanna Zabotti in collaborazione con il commissario Maurizio Carlin, sarà idealmente legata al Padiglione Italia attraverso una App. Tutto attraverso un percorso battezzato Sapere come usare il sapere che si declinerà con lo slogan Artefici del nostro tempo, l'iniziativa voluta dal sindaco Luigi Brugnaro e promossa dal Comune di Venezia, che invita i giovani artisti, «siano fotografi, fumettisti, street artist, pittori o molto altro». «Quel insieme riportato nel titolo della Biennale sta ad indicare proprio questo - evidenzia Giovanna Zabotti, che per sviluppare il tema del Padiglione Venezia ha chiamato a raccolta un comitato scientifico. «Una vera comunità a cui tutte le istituzioni cittadine hanno contribuito mettendo in campo il loro sapere, a partire dagli artigiani falegnami della Fenice o i ragazzi di Ca' Foscari fino a numerosissimi altri attori che hanno trasformato lo spazio a disposizione in un vero laboratorio interdisciplinare di bellezza ed equilibrio. L'ambiente in cui le persone abitano spiega Zabotti - va migliorarlo. Questa consapevolezza permette di apprendere dall'esperienza pregressa dei luoghi prima di crearne di nuovi, e di rimanere sempre aperti al continuo cambiamento.

LE PROPOSTE
Un viaggio, quindi, che il protagonista del padiglione veneziano, l'architetto Michele De Lucchi, propone nella prima stanza attraverso le sue Education Stations. Stazioni in legno che ripercorrono la storia della civiltà dalle origini ai giorni nostri, «in cui fermarsi e capire la direzione da prendere, dove trascendere il sapere appreso a scuola e capire davvero come utilizzarlo per orientarci nella contemporaneità sottolinea l'architetto -. Fabbricate come tetti, non nascondono alla volta celeste ma fanno ammirare la meraviglia tutt'intorno e la straordinaria capacità organizzativa con cui l'uomo vive e ha saputo vivere nelle più diverse condizioni. Ulteriore forma del messaggio espresso dal padiglione Venezia, è la successiva installazione Economia della bellezza del giornalista Emilio Casalin. «Ciascuna area del nostro vivere fonda la nostra identità in un'economia reale, nella gestione armonica della complessità. L'arte vetraia di Marina e Susanna Sent ha incontrato qui la proiezione numerica prodotta dalla banca Ifis di questa mappa di relazioni». «L'inaugurazione della Biennale, il Salone nautico e l'apertura di tutti i musei - conclude il Sindaco Brugnaro - mostrano in un'ampia rosa di opportunità, lo spirito con cui Venezia riapre al mondo».

Costanza Francesconi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino