«Bernardetta sempre con i deboli»

«Bernardetta sempre con i deboli»
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Suor Bernardetta Boggian aveva 79 anni ed era nata a Ospedaletto Euganeo, in provincia di Padova. Fin da giovanissima aveva sentito la vocazione religiosa ed era entrata fra le missionarie il 7 ottobre del 1961, quando aveva 26 anni. Nove anni più tardi era partita per lo Zaire, oggi Repubblica Democratica del Congo, e aveva lavorato a lungo nella diocesi di Uvira. Il suo sorriso e i suoi modi gentili erano diventati proverbiali fra le popolazioni di Kiliba, Bukavu, Kamituga, Nakiliza e Luvungi. Per due volte era stata chiamata a svolgere il ruolo di consigliera generale della congregazione saveriana, dal 1978 al 1984 e dal 1993 al 1996, ma il richiamo dell'Africa era troppo forte e la religiosa era tornata fra le sue genti.

Era arrivata a Kamenge, in Burundi, nel dicembre del 2007 e le era stata affidata la guida della missione. Fin dal principio aveva deciso di schierarsi dalla parte di chi non ha voce e dei deboli, diventando un punto di riferimento per le donne e i bambini delle zone in cui si trovava a operare. «Era una persona stupenda - dice la sorella Anna, che vive ancora a Ospedaletto Euganeo - la sua canzone preferita era quella che dice "incontro a te verrò con mio fratello che non si sente amato da nessuno", e lei era sempre dalla parte di chi è dimenticato e solo».

Suor Bernardetta era addirittura riuscita a organizzare un centro ricreativo in Burundi al quale avevano preso parte più di tremila bambini del posto, e manteneva costanti i rapporti con l'Italia. «L'ultima volta era stata qui l'anno scorso - continua la sorella - perché si era rotta una gamba e aveva bisogno di riposare e di rimettersi in forze. Neppure la frattura aveva rallentato la sua forza di volontà, che era incredibile. Una volta era stata nascosta sotto terra per una settimana intera, per non finire ammazzata, e le era venuta l'asma». Nel 2001 la missionaria era stata premiata, proprio a Ospedaletto, con il «Cenobio del Tresto»: il riconoscimento, nato per sottolineare l'impegno dei cittadini della Bassa Padovana nei campi della cultura e del sociale, le era stato conferito nel santuario del Tresto, costruito per ricordare un'apparizione mariana. «In lei - ricorda la sorella - è sempre stata forte la vocazione». «La vita spezzata di queste missionarie non è vana e sarà certamente seme nuovo di pace per il Burundi - le fa eco il direttore del Centro Missionario diocesano, don Gaetano Borgo, a nome del vescovo di Padova Antonio Mattiazzo - paese e popolo che loro hanno tanto amato e servito».
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Il Gazzettino