Beni culturali, altolà di 130 intellettuali ma nell'appello citano altre Regioni

Beni culturali, altolà di 130 intellettuali ma nell'appello citano altre Regioni
LA PROTESTAROMA Centotrenta intellettuali, fra storici dell'arte, archeologi, urbanisti, scrittori e saggisti, hanno sottoscritto l'appello lanciato dal Comitato per la Bellezza e...

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LA PROTESTA
ROMA Centotrenta intellettuali, fra storici dell'arte, archeologi, urbanisti, scrittori e saggisti, hanno sottoscritto l'appello lanciato dal Comitato per la Bellezza e dall'Associazione Bianchi Bandinelli contro l'intesa fra il governo e le prime tre regioni, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, per trasferire ad esse, in base al Titolo V della Costituzione, nuove e maggiori competenze oggi dello Stato. «Venerdì 15 febbraio (in realtà la presentazione delle bozze di intesa avverrà oggi, ndr) l'Unità d'Italia comincia a sgretolarsi», si legge nell'appello che parla di «atto costituzionale che assesta un colpo mortale allo Stato unitario, alla Repubblica voluta nel 1946 dal popolo italiano, destinato a portare al massimo il caos politico-amministrativo del Paese anche nei suoi rapporti con l'UE e col resto del mondo. Reso possibile dalla sussistenza del disastroso Titolo V della Costituzione voluto dal centrosinistra nel 2001 e purtroppo mai riformato». In realtà però nell'appello vengono citate come modelli negativi Regioni come Sicilia e Campania: non Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, quindi.

LE ADESIONI
Nei firmatari dell'appello (tra i quali spiccano i nomi di Adriano La Regina, Tomaso Montanari, Fulco Pratesi, Pier Luigi Cervellati, Vittorio Emiliani, Pancho Pardi, Fausto Zevi e molti altri) suscita «grandissima preoccupazione il fatto che fra le prime competenze rivendicate in esclusiva vi sono Ambiente, Beni Culturali, Urbanistica. Grandissima preoccupazione giustificata dai fatti, cioè dalla pessima attuazione o dalla inattuazione delle deleghe già ricevute in materia dalle Regioni a statuto ordinario quarant'anni fa (per non parlare della Regione Siciliana a statuto speciale, dove gli abusi non si contano). Per esempio la sostanziale renitenza o addirittura il pratico rifiuto della stragrande maggioranza delle Regioni di attuare leggi dello Stato sul Paesaggio come la legge Galasso del 1985 sui piani paesaggistici, ribadito ostinatamente nei confronti del Codice per il Paesaggio del 2008 con appena 3 piani co-pianificati e approvati, spesso fra furibonde polemiche locali».

Ciò che preoccupa i firmatari dell'appello è che alle tre Regioni che «pretendono mano libera su ambiente, paesaggio, beni culturali», si possano aggiungere altre Regioni che «chiedono già di avere più autonomia e più competenze esclusive. La Campania - regione record dell'abusivismo - le vuole per ambiente, ecosistema, paesaggio».
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Il Gazzettino