TRIESTE - (MB) «Un mix di lavoro e assistenza sociale? Noi ci siamo sempre battuti per questo, tuttavia più di una cosa non va. Lo strumento può funzionare contro le forme...
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Franco Belci, segretario regionale della Cgil, promuove il progetto di un aiuto sociale "condizionato" alle persone più colpite dalla mancanza o eseguità di redditi, ma rilancia subito su alcune possibili criticità: «Cominciamo dai due anni che l'ipotesi di partenza prevede quale validità dell'aiuto sociale. Noi diciamo che un progetto del genere, se vogliamo l'efficacia, deve durarne tre. Non solo: se una persona interrompe il programma di sostegno sociale perché ha trovato un lavoro a termine, occorre darle la possibilità di riprenderlo quando sarà nuovamente rimasta senza occupazione dopo qualche mese». E se «è un bene mettere in rete il sociale e il sanitario per combattere il disagio», come intende fare la Regione, però «bisogna prevedere controlli seri, cogenti sull'effettivo rispetto da parte del beneficiario del patto con la collettività su formazione e occasioni di lavoro che saranno proposte. Chi non ci sta, non deve poter fruire egualmente degli aiuti».
In ogni caso «non sarei così convinto che i 10 milioni di euro stanziati per una parte di quest'anno siano sufficienti e nemmeno che nel 2016 possa pesare in misura significativa un travaso di risorse dagli sconti sulle bollette elettriche al "reddito di soccorso". Staremo a vedere». Infine la legislazione: «Questa e tutte le altre norme che contemplano aiuti di tipo sociale - sostiene Belci - devono stare in un testo unico regionale, senza creare difficoltà ai cittadini».
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Il Gazzettino