«Non sono più una teenager, devo cominciare a vivere le cose da grande». In bocca a qualsiasi ragazza o ragazzo che sta per compiere 20 anni la frase farebbe sorridere, ma...
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«Ormai dorme a casa una volta alla settimana», racconta papà Ruggero che con la moglie Teresa ieri era a Milano per accompagnare la figlia nei suoi impegni. «Non ha certo bisogno di noi, si arrangia benissimo - spiega - Noi la lasciamo agli studios la mattina e andiamo a riprenderla la sera, esausta ma felice». Milano peraltro è la città dove Bebe andrà a vivere; voci addirittura fissano il trasloco a breve. «Piano, si parla di 2018 - puntualizza Ruggero Vio - Inoltre fra i molteplici impegni e interessi di Bebe non è neanche detto che alla fine sarà così (ride, ndr). L'idea è iscriversi al corso di comunicazione e marketing d'impresa allo Iulm. Per il momento, però, si è presa un anno sabbatico dallo studio». Un anno che tanto sabbatico poi non è, perché la giovane sta lavorando a Fabrica, la fucina creativa del Gruppo Benetton, città delle idee alle porte di Treviso. Qui sta facendo un tirocinio nell'area Social Campaign (ossia delle campagne sociali).
«È un'esperienza lavorativa di studio - spiega mamma Teresa - Bebe ha studiato grafica e comunicazione ed è entusiasta di quello che sta facendo». «È un ambiente molto stimolante - continua il padre - I compagni sono giovani che arrivano da tutto il mondo, parlano sempre in inglese. Divide un appartamento con due di loro». Beatrice si è trasferita lo scorso ottobre nello hub di creativi a Catena di Villorba, in un appartamento con una ragazza inglese e uno americano. Di fatto è già andata a vivere da sola.
«Credo che per ogni genitore il momento del distacco sia importante, e una delle paure che ti capitano quando c'è di mezzo una disabilità come quella di Bebe è oddio, e ora come farà? In realtà lei si è abituata presto. Sono ormai 3-4 anni che gira il mondo; prima con le gare di scherma, poi con la nazionale, e adesso con tutti gli impegni che ha, dalle manifestazioni agli eventi, fino alle proposte di lavoro». Aveva solo due anni quando pretese di portare giù dalle scale di casa una valigia che era più grande di lei: «Io posso fare tutto quello che voglio», disse ai genitori sorpresi.
Una frase rimasta il suo motto, il motore della sua vita, mentre quella valigia ingombrante di cui l'ha caricata il destino si fa minuscola e sembra sparire di fronte alla determinazione e alla grinta con cui già viaggia verso il prossimo traguardo.
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Il Gazzettino